Cristiana Roversi, 55 anni, è stata uccisa il 27 giugno 2019 dal figlio Valerio Marras, 29 anni, a Civitavecchia in provincia di Roma.

Il delitto era avvenuto nel tardo pomeriggio nella villetta di famiglia.[1] Il giovane era in cura psichiatrica da diversi anni. Aveva colpito la madre con diverse coltellate, probabilmente al culmine di una violenta lite che ha scatenato la furia omicida del ragazzo. Quel giorno il marito non era presente in casa. In passato i Carabinieri erano già intervenuti nella stessa abitazione per sedare altri litigi.
Marras, dopo aver commesso il crimine, si era cambiato i vestiti sporchi di sangue e ha telefonato alla Polizia, confessando agli operatori il proprio gesto. All'arrivo degli agenti sul posto, la donna è stata rinvenuta senza vita all'interno dell'edificio, riversa in una pozza di sangue, mentre il ventinovenne si è mostrato freddo e impassibile, come se nulla fosse successo. Secondo le ricostruzioni, il giovane covava un profondo risentimento nei confronti della vittima.
Marras è stato arrestato e, nei giorni successivi, davanti al giudice per le indagini preliminari, ha confermato di essere l'autore del delitto motivando il proprio gesto con spiegazioni incomprensibili. A suo carico è stato convalidato l'arresto in carcere con l'accusa di omicidio volontario.[2][3] Considerati i suoi trascorsi in cura per disturbi mentali, il pubblico ministero aveva richiesto l'esecuzione di una perizia psichiatrica volta a stabilire se il ventinovenne era in grado di intendere e di volere nei momenti in cui ha tolto la vita a sua madre.[4]
I legali della famiglia Roversi avevano reso noto che la signora Cristiana, il 3 giugno 2019, si era recata al commissariato di Polizia per segnalare che il figlio aveva nuovamente manifestato comportamenti violenti. In quel caso tuttavia la donna non aveva sporto denuncia. Era stata invece presentata da parte del padre una denuncia per maltrattamenti nel 2016 a cui però non seguì alcun provvedimento.[5]
Nel mese di ottobre è stata depositata la relazione della perizia psichiatrica ordinata dalla Procura in cui è emerso per l'imputato un "vizio parziale di mente", ovvero una situazione di seminfermità mentale tale da ridurre in modo rilevante la sua capacità di intendere e di volere.[6] Il legale di Marras aveva contestato l'esito di tale esame, ritenendo che il proprio assistito fosse totalmente infermo. Per questo motivo il legale aveva presentato istanza per l'esecuzione di una seconda perizia, accolta e disposta dal giudice nel giugno del 2020.[7] L'esame ha dichiarato il ragazzo completamente incapace di intendere.
Successivamente il giovane è stato rinviato a giudizio e, nel corso del processo, il giudice ha disposto un'ulteriore perizia che ha confermato la totale incapacità di intendere e di volere dell'imputato.[8][9] A fronte della richiesta del magistrato di approfondire nuovamente lo stato di salute del ragazzo, la Corte ha accolto la richiesta della difesa di eseguire, in considerazione del suo stato di pericolosità sociale, il trasferimento dello stesso dal carcere in una REMS (residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza).[10]