Caso Vimercate. La precisazione del giudice Fabio Roia: "Le donne 'disinvolte' non hanno meno diritti delle altre".

Immagine della notizia (Immagine di Bestetti Enrico su Wikimedia Commons — CC BY-SA 2.5)

Caso Vimercate. La precisazione del giudice Fabio Roia: "Le donne 'disinvolte' non hanno meno diritti delle altre".

Il giudice di Milano, Fabio Roia, presidente del Tribunale misure di prevenzione e premiato con l'Ambrogino d'oro, la massima onorificenza assegnata dal Comune di Milano per il suo impegno nelle aule e fuori a contrasto della violenza sulle donne, valuta le reazioni innescate dalla sentenza sul caso di Vimercate (Monza) riguardante un uomo colpevole di aver esercitato nel 2019 maltrattamenti e violenze sessuali nei confronti della moglie. Il verdetto ha ridotto la pena all'imputato perché "esasperato dalla condotta troppo disinvolta" della vittima.

"Questa sentenza – spiega all'AGI il magistrato che è anche consulente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio – 'lavora' sull'intensità del dolo. Il giudice ha il dovere di pesare il grado di colpevolezza: uno dei parametri per irrogare le pene è la pesatura del dolo".

"Quello che qui si voleva dire è stato detto probabilmente in una maniera impropria, cioè che quel tipo di contesto, che però non deve avere connotazioni morali, di disvalore o di inferiorità della vittima, ha creato nell'aggressore un dolo che meritava una risposta sanzionatoria inferiore. Non è che chi esercita la prostituzione per libera scelta abbia meno diritti e meno tutele di una donna che invece non la esercita. Non è e non potrebbe essere, sarebbe aberrante".

"Bisogna che il giudice, primo tra tutti, ma anche chi partecipa a processi per questo genere di reati, vinca stereotipi e pregiudizi che puoi anche inconsapevolmente avere e poi bisogna adottare una tecnica che affronti i temi in maniera molto asettica, quindi non scivolando in giudizi morali, come spesso avviene nei confronti della vittima. Questo vale anche per gli avvocati che a volte pongono domande sulla moralità della vittima. Bisogna avere la consapevolezza che le parole hanno un peso molto particolare in questo contesto".

"Quello che è apparso dalla sentenza è che, poiché la vittima aveva determinate caratteristiche di libertà sessuale, l'imputato sia stato punito meno severamente, ma è una percezione sbagliata. Occorre che operatori e media si formino su questi temi, anche nelle scuole di magistratura".

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