"Vanno tenuti ben distinti il delirio da altre forme di travolgimento della facoltà di discernimento che, non avendo base psicotica, possono e debbono essere controllate attraverso la inibizione della impulsività e della istintualità".
È quanto scritto dal presidente della 1ª sezione penale del Tribunale di Brescia, Roberto Spanò, nelle motivazioni della sentenza, depositate oggi 21 dicembre 2020, con la quale lo scorso 9 dicembre l'80enne Antonio Gozzini era stato assolto dall'omicidio della moglie Cristina Maioli per incapacità di intendere e di volere dettata da un totale vizio di mente dovuto ad un delirio di gelosia.
La patologia psichiatrica era stata riconosciuta da due consulenze, quella della difesa e dell'accusa, durante il dibattimento. "Appare necessario non confondere i disturbi cognitivi con le episodiche perdite di autocontrollo sotto la spinta di impellenti stimoli emotivi; la liberazione dell'aggressività in situazioni di contingenti crepuscoli della coscienza con la violenza indotta dalla farneticazione nosologica" si legge nelle motivazioni depositate dodici giorni dopo la lettura della sentenza.