Un solo fendente, alla gola della donna, aggredita alle spalle e immobilizzata. Senza che nessuno sentisse nulla e senza un testimone. Quattro anni di mistero. Erano da poco trascorse le nove di sera del 20 dicembre 2016. Daniela Roveri morì nell'androne del palazzo dove abitava con l'anziana madre a Colognola, zona residenziale nella periferia di Bergamo.
Attorno al corpo della donna sgozzata furono tante le ipotesi: dal movente passionale alla rapina finita tragicamente. Si scavò nella vita di relazione. S'indagò anche nel vicinato alla ricerca di screzi inesistenti e nell'ambiente di lavoro. Due anni di proroga delle indagini. Cinquecento persone ascoltate. Nessun nome nel registro degli indagati. Nel dicembre del 2019 il pm di Bergamo ha chiesto e ottenuto l'archiviazione dell'inchiesta.
Su una guancia della signora Roveri è rimasto il DNA del killer. Qui era scattata la suggestiva ipotesi dell'intreccio con l'omicidio di Gianna Del Gaudio. L'aplotipo Y (che indica la linea maschile) è lo stesso del DNA impresso su un guanto di lattice rinvenuto dentro una busta della spesa con il cutter che ha reciso la gola dell'ex insegnante di Seriate, moglie di Antonio Tizzani, uccisa la notte fra il 26 e il 27 agosto 2016.
Un collegamento fra i due delitti, avvenuti a meno di sette chilometri di distanza, che poteva evocare l'ombra di un assassino seriale che sgozza le sue vittime e si aggira per la Bergamasca a seminare il terrore. Dopo lunghi accertamenti, le tracce vengono giudicate solo "blandamente compatibili". Cade anche quella pista e ad oggi il mistero è rimasto irrisolto.