Non fu un omicidio preterintenzionale. Ma "volontario". Anzi, la contestazione della "orribile vicenda omicidiaria" fu "ingiustificatamente modificata". Ecco cosa scrivono i pm tre mesi dopo la sentenza di primo grado.
Fortuna Bellisario "fu vittima di un'aggressione particolarmente brutale, caratterizzata da reiterati colpi inferti sia con le mani che con oggetti contundenti, e che ha visto la vittima attinta anche in zone vitali, quali senza dubbio è la testa".
Ecco perché la Procura di Napoli chiede l'appello per rendere giustizia alla 35enne che fu uccisa il 7 marzo del 2019 dal suo marito, Vincenzo Lo Presto, nel quartiere di Miano. Assassinio avvenuto a mani nude e a colpi "di gruccia ortopedica e di uno scovolino di metallo", con cui l'uomo ha picchiato selvaggiamente su varie parti del corpo.
Lo Presto è stato condannato a 10 anni in primo grado per effetto della derubricazione del reato da omicidio volontario a preterintenzionale. E dal 23 febbraio è stato rimandato a casa, agli arresti domiciliari.
Dunque i pm si preparano al processo d'Appello sostenendo che non era vero che quell'uomo picchiò senza la volontà di uccidere, contestando l'omicidio volontario.