Monteveglio. Nel giorno in cui Chiara Gualzetti avrebbe compiuto 16 anni, l'idea di usare la sua casa per accogliere le vittima di violenza.

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Monteveglio. Nel giorno in cui Chiara Gualzetti avrebbe compiuto 16 anni, l'idea di usare la sua casa per accogliere le vittima di violenza.

Si chiama "L'arco di Chiara" (come lo strumento che tanto amava, lei arciera entusiasta) l'associazione fondata in memoria di Chiara Gualzetti, la ragazzina di Monteveglio di Valsamoggia uccisa il 27 giugno scorso da un coetaneo.

Ieri, nel giorno in cui avrebbe compiuto 16 anni, prende vita questa associazione, fatta di volontari che sarà a disposizione dei ragazzi e delle scuole: duplice lo scopo, "diffondere la storia di Chiara attraverso i racconti dei familiari e delle persone a lei più care e di sensibilizzare i giovani ai pericoli in cui si può incorrere senza nemmeno accorgersene". Con uno sguardo al passato, dunque, e a quella vita strappata; e al presente, per essere uno strumento di vicinanza e consapevolezza per le giovani generazioni.

E così anche l'idea della sua casa per aiutare le vittime di violenza. "Ormai la casa non ha più senso. Era per Chiara, c'era la sua stanza, dovevamo fare il suo studio. Era progettata per lei. Ora, prima di tutto, dobbiamo sistemarla a livello di stabilità, poi pensavamo, in futuro, di rivolgerci a chi avrà bisogno, per aiutare le donne in difficoltà", spiega la madre Giusi.

L'idea è quella di trasformare un piano della loro abitazione, nel centro del paese, in un luogo di accoglienza per le donne vittime di violenza. "È ancora tutto un divenire - spiega mamma Giusi - ma ci farebbe piacere potere fare questa cosa: per chi ne ha bisogno davvero, per chi non ha un punto di appoggio, per chi ha bisogno di una casa sicura. Se ci riusciamo, lo vorremmo davvero fare".

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