Sassari. Continua il processo sull'omicidio di Speranza Ponti. Per l'accusa Massimiliano Farci voleva depistare le indagini.

Immagine della notizia (Immagine di Benoît Prieur su Wikipedia Commons — CC BY-SA 4.0)

Sassari. Continua il processo sull'omicidio di Speranza Ponti. Per l'accusa Massimiliano Farci voleva depistare le indagini.

Un telefonino con una scheda Sim intestata a Speranza Ponti sarebbe dovuto arrivare in Venezuela. Lì qualcuno avrebbe dovuto accenderlo e poi farlo sparire.

Per l'accusa era uno stratagemma ideato da Massimiliano Farci per distogliere da sé l'attenzione degli investigatori, indirizzandoli verso un'altra pista. Ma quel telefonino in Venezuela non arrivò mai e la persona a cui Farci aveva chiesto il favore, un suo dipendente della pizzeria che proveniva proprio da quel Paese e che avrebbe di lì a poco dovuto spedire un pacco a una zia, raccontò tutto ai Carabinieri.

Questo dettaglio, che aggrava la posizione dell'imputato, è venuto fuori dall'ultima udienza del processo in Corte d'Assise a Sassari in cui Farci è imputato dell'omicidio di Speranza Ponti, la 49enne di Uri (Sassari) trovata senza vita il 30 gennaio 2020 a Monte Carru, nelle campagne di Alghero.

L'uomo ha sempre respinto l'accusa di omicidio. "Non l'ho uccisa – disse subito ai Carabinieri – l'ho trovata impiccata e ho portato il suo corpo in un posto che amava". Tesi alla quale gli inquirenti non hanno mai creduto.

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