San Severo. Omicidio Roberta Perillo. Le battute finali del processo: Tutto ruota intorno alla stima dell'infermità di Francesco D'Angelo.

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San Severo. Omicidio Roberta Perillo. Le battute finali del processo: Tutto ruota intorno alla stima dell'infermità di Francesco D'Angelo.

Antonio Gaudioso, che fino al marzo 2021 ha ricoperto la carica di segretario nazionale di Cittadinanza Attiva, è stato ascoltato durante la scorsa udienza del processo a carico di Francesco D'Angelo, imputato reo confesso dell'omicidio della compagna Roberta Perillo, uccisa l'11 luglio del 2019 a San Severo in provincia di Foggia.

D'Angelo condivideva con il padre l'attivismo civico. Poi con il tempo, quando l'attività andò in crisi per fattori esterni, "lui perse la bussola". Gaudioso ebbe l'ultimo incontro con l'imputato e suo padre nel 2018 durante una manifestazione in Puglia.

Il teste in aula ha raccontato che, in quell'occasione, "mi fu chiesto un sostegno per portarlo in una comunità di recupero, possibilmente lontano, all'estero, affinché riuscisse a staccarsi dal contesto in cui viveva". D'Angelo avrebbe esternato un profondo disagio personale dal quale sentiva il bisogno di allontanarsi. Pur avendo trovato disponibilità in una struttura lontano dall'Italia, alla fine il progetto non si concretizzò e lui rimase in Puglia.

Il processo ruota sulla stima della capacità, o meno, di intendere e volere dell'imputato. Sul punto, infatti, si sono espressi diversi periti, giungendo a risultati differenti. Per il professore Alessandro Meluzzi, noto psicologo e criminologo, nominato consulente dai legali della famiglia Perillo, D'Angelo era capace di intendere e volere.

Di diverso avviso, invece, il dottor Angelo Righetti, consulente tecnico della difesa, che ha sostenuto per la totale incapacità di intendere e di volere dell'uomo al momento del fatto. Nel mezzo la relazione del consulente della Procura, Roberto Catanesi, che ha prediletto la tesi del vizio parziale di mente.

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