Torino. Omicidio Angela Dargenio. Le motivazioni dell'ergastolo all'ex marito: "Agì con freddezza. Una spietata esecuzione".
"La sequenza degli spari è in sostanza qualificabile come una vera e propria esecuzione". È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza che lo scorso febbraio ha condannato Massimo Bianco all'ergastolo per l'omicidio dell'ex moglie Angela Dargenio.
Il femminicidio risale al 7 maggio dell'anno scorso, quando Bianco, guardia giurata di 49 anni, uccise l'ex compagna sul pianerottolo di casa, in corso Novara, a Torino. Diversi i colpi d'arma da fuoco, tra cui uno esploso persino quando la donna era già a terra. La vittima stava rincasando dopo aver fatto la spesa.
L'omicida ha agito "con freddezza e concludendo la propria azione con la spietata esecuzione della ex moglie colpendola al capo". "Proprio l'esplosione del proiettile indirizzato alla testa della Dargenio, offre la chiave di lettura più univoca rispetto all'interpretazione delle intenzioni del Bianco", si legge nelle motivazioni della sentenza.
La pubblica accusa aveva chiesto 30 anni di reclusione, ma il verdetto della Corte è stato più severo. Durante il processo aveva testimoniato Eleonora, la figlia maggiore della coppia, che aveva riportando le agghiaccianti parole della nonna dopo il delitto: "Mia mamma era morta da poche ore. Chiamai la nonna per dirle che era stato papà a ucciderla. Mi rispose: 'Se l'è cercata. Non doveva separarsi'".