Lucca. Omicidio Maria Carmela Fontana ad Altopascio. Il marito era capace di intendere e di volere nel momento del delitto.
Non ha voluto parlare in aula Luigi Fontana nel processo che lo vede imputato per l'omicidio della moglie, Carmela Fontana, uccisa a coltellate il 28 maggio dello scorso anno ad Altopascio.
Nel corso dell'udienza è stato dunque discusso il profilo psichico dell'uomo. La consulente di parte civile, la dottoressa Matilde Forghieri, incaricata di effettuare un'analisi in base agli atti, ha risposto alle domande degli avvocati e del pubblico ministero.
L'imputato, dopo essere stato dimesso dall'ospedale (nel quale fu ricoverato poco dopo il fermo), era caratterizzato da una forte agitazione con malori, palpitazioni, tremori e minacce di autolesionismo. Elementi che, secondo la dottoressa, sarebbero riconducibili al forte stress dato dalle varie circostanze: tra cui il tradimento da parte della moglie e soprattutto l'ingresso in carcere.
La reazione di Fontana, seppur abnorme, è stata catalogata come nevrotica e non psichiatrica, quindi riconducibile ad un fatto concreto scatenante. Che in questo caso potrebbe essere la presa di coscienza del tradimento. In pratica, secondo la consulente, non ci sarebbero elementi tali da far pensare a un'infermità mentale, né a un'incapacità di intendere e di volere.
Colpire la moglie, fino a ucciderla, sarebbe stata una scelta di Fontana, compiuta in presenza delle proprie capacità mentali.