Trento. Omicidio Deborah Saltori. Le motivazioni della Corte alla mancata premeditazione: "Uccisa in seguito a uno scatto d'ira".
Sarebbe stato uno scatto d'ira incontrollato dell'ex marito, in quel primo pomeriggio del 22 febbraio 2021, a determinare la fine della vita di Deborah Saltori.
La donna, il 22 febbraio 2021, è stata uccisa con un'accetta: con dei colpi alla testa e alla giugulare nella zona di Maso Saracini a Trento, da parte dell'ex marito, Lorenzo Cattoni.
L'uomo – che aveva poi confessato il delitto – è stato condannato in primo grado a 24 anni di reclusione dalla Corte d'Assise del capoluogo trentino. La stessa Corte ha sottolineato nelle motivazione della sentenza lo scatto d'ira improvviso dell'ex marito, non riconoscendo dunque l'aggravante della premeditazione sostenuta dalla pubblica accusa.
L'imputato era stato visitato da uno psichiatra, che non aveva evidenziato nel 40enne la presenza di patologie riconosciute, pur descrivendolo come una persona non equilibrata e dalla personalità "incompleta".
Una situazione non semplice da gestire, lontana dal far presagire al peggio, nonostante pochi mesi prima lo stesso uomo fosse stato arrestato dalla Squadra Mobile della Questura di Trento a causa di maltrattamenti fisici e psicologici verso la compagna. Tanti segnali, tanti dettagli, una situazione che andava avanti da anni.
Cattoni ancora oggi non riesce a trovare una spiegazione, un qualcosa di scatenante che abbia fatto sì che quel giorno tutta la rabbia accumulata prevalesse. Perché come più volte ripetuto, quel giorno non era successo nulla per cui lui avrebbe potuto "scattare" in modo così violento.