Caccamo. Omicidio Roberta Siragusa. I legali di parte civile: "Un delitto premeditato. Ci potrebbero essere dei complici".
Sono emerse ulteriori novità dalle ultime udienze del processo a carico di Pietro Morreale, il giovane accusato di avere ucciso Roberta Siragusa, la 17enne ritrovata senza vita la mattina del 24 gennaio 2021, in un dirupo di Monte San Calogero, a Caccamo, nel palermitano.
Ieri, nell'udienza in Corte d'Assise, gli avvocati di parte civile hanno ripercorso quanto avvenuto la sera del delitto. I legali hanno chiesto l'ergastolo per l'imputato, così come ha fatto il pm Giacomo Barbara, che ha coordinato le indagini condotte dai Carabinieri del gruppo di Monreale.
Gli avvocati ritengono che bisogna continua a indagare perché, per compiere l'omicidio, il presunto autore avrebbe avuto dei complici, almeno per abbandonare il corpo della giovane nel dirupo. Secondo le ricostruzioni dei legali, la vittima è stata "stordita e bruciata viva nei pressi del campo sportivo", escludendo così la tesi del suicidio.
"Le evidenze scientifiche sono chiare, è stato un omicidio efferato e premeditato", hanno sostenuto gli avvocati. Lo dimostrerebbero i 33 episodi di violenza che Roberta avrebbe subito nei mesi antecedenti alla morte. In particolare un testimone avrebbe riferito: "Quattro giorni prima del ritrovamento del cadavere, avvenuto nel gennaio 2021, Morreale avrebbe stretto una corda attorno al collo di Roberta".
I legali hanno chiesto alla Corte di trasmettere gli atti alla Procura affinché si continui a indagare sull'eventuale presenza di complici che potrebbero avere aiutato il presunto autore del delitto a far sparire il corpo.