Bologna. Omicidio Kristina Gallo. Chiusa l'indagine della Procura. Gli inquirenti verso la strada del rinvio a giudizio.
Minacciata, soggiogata, picchiata, privata di contatti liberi con familiari e figlia o di indossare vestiti "che ne esaltassero la femminilità". Fino all'atto estremo, l'assassinio. Parole durissime quelle del procuratore aggiunto Francesco Caleca nei confronti di Giuseppe Cappello, il 44enne accusato di aver ucciso la ex amante, Kristina Gallo.
Omicidio volontario aggravato dallo stalking, la contestazione mossa dalla Procura alla chiusura delle indagini. "Il nostro assistito – spiegano i legali Alessandra Di Gianvincenzo e Gabriele Bordoni – vuole rendere interrogatorio. Da parte nostra, stiamo ragionando su temi necessariamente da sviluppare e su prove da introdurre a sostegno della nostra tesi d'innocenza".
Il corpo senza vita di Kristina, 27 anni, venne trovato nel marzo del 2019 dal fratello, nell'appartamento dove risiedeva a Bologna. Ci sono voluti tre anni e mezzo di indagini dei Carabinieri per ricostruire la vicenda e arrivare al presunto assassino.
Secondo gli inquirenti, la vita di Kristina si trasformò in un inferno, "costretta – scrive il pm – a vivere una perdurante, assoluta condizione di soggezione e paura per la propria incolumità, fino a ridurla in uno stato di segregazione morale, imponendole radicali mutamenti delle proprie abitudini di vita". Poi le botte, i lividi sulla pelle, le minacce di morte...