Spinea. L'autopsia: Vera massacrata con una decina di coltellate, poi il proiettile in testa.
Si è concluso l'esame autoptico sulle salme delle vittime dell'omicidio-suicidio di una settimana fa a Spinea (Venezia). Sono 55 i fendenti contati sul corpo di Flonino Merkuri, molti delle quali letali. Su Vera Myrtaj, invece ha evidenziato un proiettile nel cranio, ma non è stato quello la causa della morte. La donna è stata tramortita, prima che poi venisse massacrata con una decina di fendenti.
Il segno di un accanimento incredibile da parte del killer, il 41enne Viron Karabollaj, che ha massacrato non solo l'ex moglie Vera, che di anni ne aveva 37, ma anche il 24enne nuovo compagno di lei, Merkuri appunto. Tutto questo prima di impiccarsi in un capannone di via Oriago a Chirignago, dove lavorava da tempo.
Il delitto è avvenuto nella villetta di Spinea che una volta era l'abitazione della coppia con le due figlie e dove da qualche mese invece proprio il giovane con Vera. Flonino era in un lago di sangue in garage ed è stato proprio lui a essere trovato per primo dalla figlia più grande, 15enne, che stava rientrando dopo un pomeriggio-serata in discoteca con gli amici.
La giovane si è subito rivolta a un vicino, che ha chiamato i carabinieri, poi intervenuti sul luogo del delitto. A quel punto è stato trovato il secondo cadavere, quello di Myrtaj. All'interno del garage, accanto al corpo di Merkuri, gli inquirenti hanno poi visto una pistola, e un bossolo in casa, che hanno fatto ipotizzare fin da subito lo sparo.
Il fascicolo del pm di turno, Daniela Moroni, è di fatto destinato a un'archiviazione per morte del reo, visto che Karabollaj si è poi suicidato. Però danno una ricostruzione della furia omicida che potrebbe combinarsi con l'ipotesi che entrambe le vittime fossero in casa e che lui abbia ucciso prima Vera e poi abbia inseguito e massacrato Flonino, che ha tentato di tutto per difendersi, correndo giù per le scale che portavano al garage.
Resta oscuro il movente, se non la generica gelosia di Karabollaj che soffriva per la nuova relazione dell'ex moglie, oltre al fatto che dopodomani si sarebbero dovuti "confrontare" in tribunale in un processo dove lui era imputato per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. Lo stesso avvocato, Barbara Berto, che difendeva Vera e che ha scritto una sorta di lettera aperta per denunciare che il sistema giudiziario inizialmente non aveva tutelato la donna, ha poi anche aggiunto che nell'ultimo periodo non c'erano stati segnali particolari di tensione da far prevedere un'esplosione di quel genere.