Trento. La lettera della Comunità Etiopica: "L'assassino di Agitu Gudeta abbia una pena esemplare".

Immagine della notizia (Immagine di Sailko su Wikimedia Commons — CC BY 3.0)

Trento. La lettera della Comunità Etiopica: "L'assassino di Agitu Gudeta abbia una pena esemplare".

"Giustizia per Agitu Gudeta". Si intitola così la lettera inviata a il Dolomiti da alcuni membri della comunità etiopica in Italia e indirizzata al Tribunale di Trento e alla società.

La notizia, infatti, che Suleiman Adams ha deciso di fare ricorso ha creato indignazione in molti. L'assassino reo confesso di Ideo Gudeta Agitu lo scorso 14 febbraio è stato condannato a 20 anni di carcere per omicidio e per violenza sessuale. Pur nel pieno dei propri diritti, ovviamente, e delle procedure che fortunatamente prevedono processi di appello e revisioni, i membri della comunità etiope chiedono che "la legge punisca questi criminali".

"Facciamo nostra la preoccupazione della famiglia di Agitu - scrivono - che ritiene profondamente ingiusta una eventuale revisione al ribasso della pena. Per questo motivo abbiamo sentito il dovere di rivolgere la presenta lettera al Tribunale di Trento. Affidiamo l'appello della Famiglia Gudeta anche a tutta la Società Italiana in generale ed in particolare a quelle persone delle istituzioni, della cultura, dell'informazione, dell'imprenditoria, del terzo settore e di tutti gli altri che hanno avuto l'opportunità di conoscere in vita Agitu, chiediamo loro di esprimere un cenno di vicinanza ai familiari in questo delicato momento".

Ideo Gudeta Agitu è morta nella mattina del 28 dicembre 2020 ma solo in serata era stato ritrovato il corpo. La donna era stata colpita diverse volte e riportava gravi ferite alla testa. Successivamente l'allora 32enne, Suleiman Adams, aiutante di Agitu, si era cambiato i vestiti sporchi di sangue e non si era più mosso dalla stalla fino a quando sono arrivati i carabinieri.

L'uomo, portato in caserma a Borgo Valsugana, ha subito confessato l'omicidio. Il movente sarebbe di tipo economico, per "l'incontenibile ira di non vedere accolte le sue richieste che egli sentiva come particolarmente impellenti in quanto destinate a far pervenire denaro alla sua famiglia d'origine". Vi è poi stata la contestazione aggiuntiva del reato di violenza sessuale. L'imputato si sarebbe masturbato fino a raggiungere l'orgasmo in presenza di Agitu mentre la stessa era agonizzante a terra. Un reato punito dall'art.609 bis del codice penale, ritenuto reato autonomo e non collegato direttamente e causalmente con l'omicidio.

Nell'appello presentato dalla difesa di Suleiman Adams si punta a discutere sulla qualificazione giuridica del fatto. Se la violenza sessuale si può considerare tale visto che dagli atti delle indagini portate avanti, quasi certamente Agitu era morta nel momento in cui l'uomo ha iniziato a masturbarsi. Un gesto che, come qualificazione giuridica visti i diversi aspetti, secondo la difesa potrebbe configurarsi come vilipendio di cadavere e non violenza sessuale.

Oltre a questo, vista anche la pena massima che è stata inflitta a Suleiman Adams, nella richiesta di appello si vorrebbero evidenziare una serie di elementi riferiti anche al comportamento dell'imputato sia prima che dopo i terribili fatti anche relativamente alla massima collaborazione che possono portare ad una pena comunque elevata ma non nei suoi massimi come invece stabilito.

Proprio questo non va giù ai tanti che hanno voluto bene ad Agitu e che ritengono che Suleiman Adams vada punito in maniera esemplare con il massimo della pena. Consci del fatto che i magistrati, come sempre accade in casi di giustizia, sono gli unici ad avere voce in capitolo e decidono, appunto, secondo giustizia e che le pressioni esterne non servono a far cambiare le sentenze o a lasciarle come sono, il Dolimiti ha pubblicato la lettera di chi non dimentica Agitu e chiede alla società di fare altrettanto "chiedendo di esprimere un cenno di vicinanza ai familiari".

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