Genova. Omicidio Giulia Donato. Andrea voleva tenerla sotto controllo: "L'aveva indotta a lavorare con lui".
Andrea Incorvaia, l'uomo che ieri ha ucciso la fidanzata Giulia Donato per poi suicidarsi, aveva intrapreso un percorso terapeutico per una forma di depressione.
È quanto emerge dalle indagini condotte dalla squadra mobile, coordinata dalla pm Francesca Rombolà. Ed è anche uno degli elementi chiave per capire se il 32enne, che lavorava come guardia giurata particolare alla Lubrani (per alcuni mesi insieme alla vittima), fosse nelle condizioni ideali per detenere la pistola di servizio, cioè l'arma usata per togliere la vita alla 23enne e a sé stesso.
"Avrebbe dovuto comunicarcelo, noi non sapevamo nulla, lo apprendiamo ora da voi giornalisti", risponde Giorgio Baiardi, il presidente della cooperativa Lubrani, contattato al telefono da Genova24. "Dalle visite annuali effettuate dal nostro medico del lavoro non era emerso nulla di tutto ciò". Incorvaia lavorava come guardia giurata da tre anni, dopo aver lasciato il lavoro di commesso in un supermercato.
Intanto la pm Rombolà ha disposto l'autopsia che verrà eseguita sabato dalla medica legale Francesca Drommi. Giulia, che un anno fa aveva perso a un mese dalla nascita la figlioletta Azzurra, avuta da un precedente compagno e partorita prematura, aveva deciso di interrompere il fidanzamento con Andrea per il suo comportamento morboso.
Quando la sorella del suo assassino è arrivata, preoccupata non avendo più sue notizie, ha bussato ma nessuno le ha aperto. Si è fatta dare le chiavi da un'amica e ha trovato i due corpi senza vita in camera da letto.
Incorvaia, tra l'altro, aveva indotto la fidanzata a prendere servizio insieme a lui alla Lubrani: secondo le amiche di Donato era un modo per tenerla sotto controllo. "Sì, ha lavorato con noi circa sei mesi, da aprile a settembre di questo anno – conferma Baiardi -. Poi, consensualmente, abbiamo risolto il rapporto perché non era il lavoro adatto a lei. È stata raccomandata da lui e questa per noi è una cosa gradita, nella nostra azienda sono presenti i legami tra famiglie". (Fabio Canessa)