Latina. Omicidio Nadia Bergamini. Il genero a processo chiede perdono: "Non volevo ucciderla".
Prima udienza alla Corte d'Assise di Latina per il processo a carico di Antonino Salvatore Zappalà, il 45enne accusato di avere ucciso la suocera Nadia Bergamini, 70enne invalida, all'interno di appartamento di via Casorati in città, nella zona del centro Morbella.
L'uomo, assistito dall'avvocato Alberto Messina, ha voluto fare spontanee dichiarazioni in apertura del processo e ha ammesso di aver colpito la donna e di averla poi risistemata sulla sedia a rotelle, poi ha chiesto perdono per il suo gesto spiegando che non aveva intenzione di ucciderla.
In aula ha poi testimoniato l'ex compagna dell'imputato e figlia della vittima, che con la sorella si è costituita parte civile con gli avvocati Antonio Orlacchio e Leonardo Palombi. Era stata lei a trovare la vittima in fin di vita, dopo essere appena rientrata nella casa dove viveva con il compagno, la madre e il padre di Zappalà.
La 70enne era nella sala da pranzo, seduta sulla sedia a rotelle, "completamente tumefatta, con il labbro spaccato e il volto ricoperto di sangue". L'anziana era gravemente ferita e rantolava, ha ricordato, e lei le ha messo del giaccio sul volto prima di chiamare il 118 mentre il compagno e il suocero erano nella zona notte dell'appartamento.
Sui rapporti con il compagno, la donna ha spiegato che in passato si erano separati per un periodo per poi tornare insieme e ha aggiunto che con la vittima non c'erano stati particolari contrasti, soltanto piccoli diverbi su questioni futili anche se la madre, ha aggiunto, parlava male di Zappalà.
Infine la testimone ha voluto sottolineare che, per lei, la richiesta di perdono dell'ex compagno non ha alcun significato.