Cerreto d'Esi. L'inferno di Concetta Marruocco. La testimonianza della sorella al processo per maltrattamenti.
Al Tribunale di Ancona va avanti il procedimento per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale nei confronti di Franco Panariello, l'uomo che lo scorso 14 ottobre ha ucciso la moglie Concetta Marruocco con 39 coltellate, nell'abitazione della donna a Cerreto d'Esi.
Un processo iniziato prima che l'imputato, 55 anni, originario di Torre del Greco ma da anni residente nel Fabrianese, togliesse la vita alla vittima. Un mese prima del delitto, Concetta, infermiera 53enne, aveva reso testimonianza al Tribunale di Ancona, davanti al collegio penale presieduto dalla giudice Francesca Grassi, raccontando i soprusi subiti in quasi 20 anni di matrimonio.
Ieri mattina l'aula del collegio ha affrontato un'altra udienza per il procedimento dei maltrattamenti ed è stata sentita come testimone la sorella della vittima, Raffaela Marruocco: «Mia sorella subiva botte e minacce continue» – ha detto Raffaela. «Da anni si rifugiava a casa mia quando il marito la picchiava, ho assistito anche io a diversi episodi. Concetta non aveva più nemmeno un nome in casa con lui perché la chiamava "merda"».
La testimonianza ha toccato anche l'accaduto del 28 febbraio scorso, l'episodio clou che ha portato la vittima a lasciare la casa coniugale, con la figlia minorenne, e andare dai Carabinieri per denunciare: «Servivano le gocce per curare l'otite di mia nipote – ha riferito la testimone – mia sorella ha aspettato che Franco tornasse a casa per poterle comprare ma lui non era d'accordo».
Concetta la mattina dopo era uscita per comprare lo stesso le medicine a sua figlia e, tornata a casa, Panariello l'aveva picchiata. «Un calcio lo aveva preso anche mia nipote – ha detto Raffaela – perché era intervenuta per difendere la madre. Lui l'aveva presa al collo, sbattuta su un armadio. Sono venute tutte e due a rifugiarsi da me».
Concetta aveva confidato alla sorella le violenze sessuali che subiva da un anno e mezzo e un aborto che l'uomo l'ha costretta a fare nel 2008. L'imputato è difeso dall'avvocato Ruggero Benvenuto. (di Marina Verdenelli – AnconaToday)