Civitavecchia. Omicidio Li Yinglei. Le motivazioni della condanna: "Uccisa in cabina, poi gettata in mare".

Immagine della notizia (Immagine di Ulf Heinsohn su Wikimedia Commons — CC BY-SA 4.0)

Civitavecchia. Omicidio Li Yinglei. Le motivazioni della condanna: "Uccisa in cabina, poi gettata in mare".

Il Tribunale di Roma ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale, il 30 maggio scorso, ha condannato a 26 anni di reclusione Daniel Belling, l'uomo accusato dell'omicidio della moglie Li Yinglei, la donna cinese scomparsa nel luglio del 2017 mentre si trovava in crociera con la nave che stava per attraccare a Civitavecchia.

Nel lungo documento i giudici fanno riferimento a quello che, secondo loro, è un elemento fondamentale, ovvero che stando ad una serie di elementi fotografici, fino al 10 febbraio 2017 l'uomo aveva al dito la fede nuziale e che l'anello risulta sparito nelle immagini successive a quella giornata.

Secondo il collegio giudicante, Belling avrebbe quindi strangolato o soffocato la donna dentro la cabina dove erano ospitati sulla Msc Magnifica e avrebbe poi nascosto il corpo dentro una valigia, gettata successivamente in mare.

Come si ricorderà, nei giorni successivi alla scomparsa della vittima, si era parlato del giallo di un grande trolley, una valigia di colore grigio e arancio non più rinvenuta a bordo, ma visibile in primo piano in una foto con lo sfondo del Forte Michelangelo, nella quale erano ritratti Li Yinglei, la 36enne scomparsa nel nulla durante la crociera, assieme al marito e ai due figli.

A conforto delle proprie tesi di colpevolezza, i giudici del tribunale capitolino hanno anche rimarcato i continui litigi della coppia, avvenuti persino durante la navigazione sulla Msc Magnifica come testimoniato da altri partecipanti alla crociera. Hanno invece giudicato secondarie le ipotesi di un possibile suicidio, visto che la donna non aveva mai esternato intenti di quel genere e un eventuale allontanamento volontario, che peraltro non sarebbe stato il primo.

I difensori di Belling, gli avvocati Luigi Conti e Laura Camomilla, hanno preannunciato ricorso in appello giudicando illogiche le motivazioni della sentenza.​ (TCR Giornale)

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