Orentano. Uccise Khrystyna Novak per futili motivi. Confermati in Appello bis i 24 anni a Francesco Lupino.

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Orentano. Uccise Khrystyna Novak per futili motivi. Confermati in Appello bis i 24 anni a Francesco Lupino.

Sulla colpevolezza non ci sono dubbi. Ma quale delle versioni rese dall'imputato è stata ritenuta attendibile? La Corte di Cassazione nei mesi scorsi aveva rinviato il caso davanti alla Corte d'Appello. E il processo bis di secondo grado a carico di Francesco Lupino, 53 anni, si è tenuto ieri.

Un procedimento per fare piena luce sulla sussistenza dell'aggravante dei futili motivi nell'omicidio della balleria ucraina 29enne Krystyna Novak, uccisa a Orentano di Castelfranco di Sotto (Pisa). Il tatuatore è reo confesso.

Da quanto ha appreso il quotidiano la Nazione, la Corte d'appello, all'esito della discussione, ha ritenuto sussistenti i futili motivi, confermando dunque la condanna di Lupino – difeso con determinazione dall'avvocato Antonio Bertei – a 24 anni di reclusione.

Sotto la lente, appunto, erano finite due versioni. Secondo la prima fornita da Lupino, la giovane aveva minacciato l'uomo di "mettere tutto in piazza": ovvero che avrebbe rivelato alla sua fidanzata che lo stesso aveva sniffato cocaina e aveva avuto una tresca con un'amica della ragazza. Mentre in seguito, l'imputato aveva arricchito la propria narrazione, aggiungendo che la vittima gli aveva prospettato anche una vera e propria denuncia di Lupino alla Polizia.

L'uomo uccise la giovane con colpo di pistola alla testa. La vittima era rimasta sola in casa dopo l'arresto del fidanzato – rappresentato in aula dall'avvocato Gabriele Dell'Unto – che Lupino stesso aveva incastrato con una soffiata alla Polizia. Il corpo della 29enne fu poi occultato.

Fu lo stesso tatuatore di Corte Nardi, una volta incastrato e arrestato dalla Squadra Mobile, a raccontare di averla uccisa, dopo tre mesi di carcere e dopo che gli inquirenti avevano ritrovato anche il cadavere della vittima, gettato in un vecchio casolare in balia dei roditori. (di Carlo Baroni – la Nazione)

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