Lanciano. Omicidio Annamaria D'Eliseo. Rodolfo Di Nunzio resta in carcere: "Quadro indiziario solido".

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Lanciano. Omicidio Annamaria D'Eliseo. Rodolfo Di Nunzio resta in carcere: "Quadro indiziario solido".

Sussistono dei gravi indizi di colpevolezza e la concretezza del pericolo di reiterazione del reato per l'indole «violenta e maltrattante di Di Nunzio»: sono le motivazioni rese note dalla Corte di Cassazione che ha rigettato la richiesta di scarcerazione e, in subordine, dei domiciliari avanzata dai legali Alberto Paone e Nicola De Fuoco per Aldo Rodolfo Di Nunzio.

Il 72enne è accusato di aver strangolato, il 15 luglio 2022, con un filo elettrico, la moglie Annamaria D'Eliseo nella cantina della loro casa. Il "no" della Cassazione è il terzo diniego alla scarcerazione dopo quelli della Corte di Assise, dove Di Nunzio è a processo per omicidio volontario aggravato dal rapporto di coniugio, e del tribunale del Riesame de Ll'Aquila.

Porte del carcere che per l'uomo si sono aperte un anno mezzo dopo i fatti, l'11 gennaio 2024, perché durante le indagini dei Carabinieri è emerso un file audio di sei secondi dell'impianto di videosorveglianza della casa dal quale, in base alla perizia del consulente della Procura Christian Franciosi, si sentirebbe una voce femminile dire «lasciami, lasciami». Voce che per il perito della difesa, il fonico forense Marco Perino, sarebbe di un uomo e direbbe «guarda me».

La Corte – presidente Giuseppe Santalucia, relatore Maria greca Zuncu – ha rigettato il ricorso. Il procuratore generale Roberto Aniello ne aveva chiesto l'inammissibilità. Le richieste di Paone e De Fuoco partivano in primis dal fatto che non ci fossero i gravi indizi di colpevolezza necessari a sorreggere il carcere. Ma la Cassazione ha dato una lettura opposta degli stessi fatti: «Il materiale probatorio delinea un quadro indiziario solido, pienamente integrante il requisito della gravità».

Rigettato anche il secondo motivo del ricorso, cioè la mancanza del pericolo di reiterazione del reato visto che «Di Nunzio non si è mai allontanato da casa, è rimasto a disposizione degli inquirenti e non ha avuto condotte violente». Per i giudici il pericolo di reiterazione c'è «in ragione della gravità della condotta, delle condotte che l'avevano preceduta che integravano una modalità relazionale violenta e maltrattante verso la moglie e tutti i familiari. Infine nessun segno di pentimento è emerso, non ha percepito il disvalore delle sue condotte». (di Teresa Di Rocco – Il Centro)

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