Reggio Calabria. Omicidio Lorena Quaranta. Il ministro Nordio acquisisce gli atti del processo d'Appello bis.
Dopo l'interrogazione parlamentare della senatrice messinese di Iv, Dafne Musolino, sul nuovo processo "inaccettabile", il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha acquisito una relazione della Corte d'Appello di Reggio Calabria che si sta occupando in seconda battuta del femminicidio di Lorena Quaranta per la mancata concessione delle attenuanti generiche nel primo giudizio.
La studentessa di Medicina, originaria di Favara nell'Agrigentino, era stata uccisa nel marzo del 2020 a Furci Siculo, dall'infermiere calabrese reo confesso Antonio De Pace, in piena pandemia. L'imputato, proprio con il nuovo processo a Reggio, deciso dalla Cassazione nel luglio scorso, potrebbe vedere "cancellato" l'ergastolo inflitto nel primo giudizio d'Appello a Messina, grazie a quella che è stata definita "l'attenuante da stress da Covid-19".
Secondo la Cassazione, infatti, i primi giudici d'Appello non avrebbero valutato adeguatamente il "contesto" in cui maturò il femminicidio, cioè la pandemia. Un orientamento, quello della Cassazione, che a luglio aveva provocato una vera sollevazione nazionale, e che nella sua interrogazione parlamentare al ministro Nordio, la sen. Musolino aveva bollato con parole durissime, parlando tra l'altro di «inquietante apertura», «acrobazia ermeneutica», «sentenza sbilanciata e disattenta».
«La sentenza della Corte di Cassazione – dichiara oggi la sen. Musolino dopo aver avuto la risposta del ministro Nordio –, aveva sollevato sentimenti di incredulità e sfiducia nella giustizia nella parte in cui, secondo le notizie veicolate anche dalla stampa, era stato disposto l'annullamento della condanna all'ergastolo per non aver tenuto conto delle condizioni psicologiche derivanti dal timore di contrarre il Covid da parte del De Pace, ai fini del riconoscimento delle attenuanti generiche».
«Il timore, pertanto, che si potesse fare strada un orientamento giurisprudenziale tramite il quale possano fare ingresso nei giudizi per femminicidio il riconoscimento delle attenuanti generiche "causa Covid", mi hanno motivato ad assumere una specifica iniziativa parlamentare presentando l'interrogazione», aveva concluso la sen. Musolino. (di Nuccio Anselmo – Gazzetta del Sud)
Lo scorso 17 ottobre, la Procura generale di Reggio Calabria, condividendo la posizione della Suprema Corte, aveva chiesto per l'imputato Antonio De Pace la condanna 24 anni di reclusione con il riconoscimento delle attenuanti generiche, ritenute equivalenti all'aggravante della relazione affettiva e della convivenza con la vittima.