Rivoli. "Si erano lasciati, ma Maria Porumbescu era tornata per prendere delle cose", poi l'omicidio.

Immagine della notizia (Immagine di Guilhem Vellut su Flickr — CC BY 2.0)

Rivoli. "Si erano lasciati, ma Maria Porumbescu era tornata per prendere delle cose", poi l'omicidio.

«Mio padre si arrabbiava molto facilmente ed era un po' difficile da gestire come carattere. A quanto ho capito lei era andata via, ma martedì era tornata a prendere delle cose». Parola di Elena Martini, figlia di Emilio, l'85enne di Rivoli che due giorni fa ha ucciso l'ex compagna, Maria Porumbescu, 57 anni.

Un colpo al volto con uno dei fucili da caccia che l'anziano, macellaio in pensione, deteneva regolarmente: la donna di origine romena è morta sul colpo. Così come Martini, che subito dopo ha puntato il fucile contro di sé.

«L'ennesimo femminicidio-suicidio dimostra, ancora una volta, che bisogna fare di più per fermare la strage di donne – scrivono in una nota Elena Ferro (Cgil Torino), Cristina Maccari (Cisl Torino Canavese) e Maria Teresa Cianciotta (Uil Torino) –. Bisogna lavorare soprattutto sull'aspetto culturale, con uno sforzo straordinario e collettivo per fermare questa inaccettabile scia di sangue. È fondamentale costruire un coordinamento della Prefettura sul tema dei femminicidi, vera emergenza del Paese».

Intanto proseguono le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Rivoli (coordinati dal pubblico ministero Valentina Sellaroli). Le prime analisi, eseguite nell'appartamento di via Po 8, parlano di soli due colpi andati a segno. Il movente, dopo tanti anni di relazione e di litigi, sarebbe la separazione decisa a Capodanno.

«C'erano già stati dei problemi tra di loro: si erano già lasciati precedentemente, poi erano ritornati insieme – ripercorre Elena Martini ai microfoni della trasmissione Pomeriggio Cinque, intervistata da Ilaria Dallepalle – Maria era una persona tranquilla, molto paziente. Io mi sono sempre trovata bene con lei. Invece papà si arrabbiava facilmente, aveva un carattere difficile da gestire». (di Federico Gottardo – Torino Cronaca)

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