Cassino. Omicidio Yirel Peña Santana. La Corte Costitizionale rigetta l'abbreviato per Sandro Di Carlo.
La Corte Costituzionale ha rigettato la richiesta di rito abbreviato per Sandro Di Carlo, l'operaio di Cassino (Frosinone) accusato dell'omicidio di Yirel Natividad Peña Santana.
Dopo la questione di legittimità sollevata nello scorso mese di luglio per l'ammissione all'abbreviato, con l'invio degli atti alla Corte Costituzionale, il processo era rimasto "sospeso". Pur lasciando spazio a un'altra questione affatto secondaria, quella legata a una nuova perizia psichiatrica per il giovane arrestato.
A poco più di un mese dall'udienza, la Corte costituzionale ha sciolto la riserva, dichiarando «non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 438, comma 1-bis, del codice di Procedura penale». Si procederà, dunque, con rito ordinario: se dovessero essere confermate le aggravanti ed escluse le attenuanti, Di Carlo rischia una pena alta, tra cui l'ergastolo.
Yirel Peña Santana, 34enne di origini dominicane, è stata trovata morta il 27 maggio 2023 in un appartamento di via Pascoli a Cassino. La donna sarebbe stata uccisa con diverse coltellate, dopo essere stata picchiata. Uno dei fendenti andati a segno le avrebbe perforato il polmone: trovata, qualche ora dopo, in un lago di sangue.
A indirizzare le indagini su Di Carlo – che si è sempre detto innocente, negando ogni accusa – è stata un'impronta insanguinata isolata dalla Polizia sul muro della stanza da letto della vittima. Fondamentali nell'attività di indagine gli abiti ancora sporchi di sangue e il contenuto dei cellulari. Una indagine lampo della Squadra di polizia giudiziaria del Commissariato e della Mobile, poi l'arresto.
Di Carlo era stato già sottoposto a una perizia psichiatrica per stabilire la sua capacità di intendere e volere, ma anche di affrontare il processo. Esami che avevano portato a esiti contrapposti. La Corte d'Assise di Cassino, quindi, in accoglimento delle richieste delle difese dell'imputato, ne aveva disposto una ulteriore, discussa nelle scorse udienze.
Secondo il perito nominato dalla Corte d'Assise, il dottor Peppino Nicolucci, l'operaio accusato del delitto sarebbe risultato capace di intendere e volere, lucido, in grado di sostenere un processo e non socialmente pericoloso. Nella sua analisi avrebbe escluso la premeditazione, pur riconoscendo la sussistenza di una personalità borderline. (di Carmela Di Domenico – CiociariaOggi.it)