Il corpo senza vita di Alessandra Immacolata Musarra, 29 anni, è stato ritrovato la mattina del 7 marzo 2019 nella casa in cui risiedeva a Santa Lucia sopra Contesse, frazione della città di Messina.[1]
A compiere la tragica scoperta era stato il padre della vittima che era giunto sul posto dopo aver ricevuto un messaggio dal cellulare della figlia in cui c'era scritto che l'ex fidanzato la teneva in ostaggio. La ventinovenne era sola, distesa sul letto, col volto tumefatto.[2] Nelle ore successive il fidanzato Cristian Ioppolo, 26 anni, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto.
Secondo gli inquirenti, sarebbe stato lui a massacrare la compagna e, in seguito, per allontanare da sé ogni sospetto, avrebbe inviato l'SMS al padre nel tentativo di incolpare l'ex fidanzato. Nell'interrogatorio di garanzia svolto di fronte al giudice per le indagini preliminari, il ragazzo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nei suoi confronti è stata convalidata la misura cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario.[3][4]
Il ventiseienne aveva riferito che, a causa di un vuoto di memoria durato diverse ore, non sapeva cosa fosse successo la sera della morte di Alessandra, ma ricordava solo i momenti iniziali della colluttazione. Tesi ribadita anche dal suo difensore che ha sostenuto l'esistenza di una patologia mentale che indurrebbe nel proprio assistito delle amnesie temporanee. Il giudice tuttavia non aveva tenuto in considerazione tali dichiarazioni poiché non risultavano certificazioni mediche che le supportassero.[5]
Nel successivo mese di luglio sono stati resi noti i risultati dell'esame autoptico svolto sulla salma della vittima. La ventinovenne presentava lesioni a due vertebre cervicali e il decesso era stato attribuito ad asfissia.[6] Nel mese di ottobre sono state chiuse le indagini e Ioppolo è stato considerato l'unico responsabile del pestaggio che ha causato la morte della compagna, dovendo rispondere di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e dalla stabile convivenza.[7] Il 28 gennaio 2020 è stato rinviato a giudizio dal giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Messina, che ha respinto la richiesta del difensore di effettuare una perizia psichiatrica sull'imputato.[8]
Nel mese di maggio è iniziato il processo alla Corte d'Assise di Messina. Il medico legale durante un'udienza ha precisato che l'asfissia che ha causato il decesso della donna è stata provocata da una sublussazione di una vertebra, dovuta a un contraccolpo subito nel corso della brutale aggressione, e non per uno strangolamento come erroneamente comunicato da alcune testate giornalistiche.[9] Tuttavia nel corso del procedimento sono state sollevati diversi dubbi sull'esito dell'autopsia svolta per conto della Procura durante le indagini. Per questo motivo la Corte ha nominato un nuovo consulente per effettuare un ulteriore esame medico legale.[10]