Voce su Giulia Lazzari
Giulia Lazzari, 23 anni, fu strangolata dal marito Roberto Lo Coco, 28 anni, l'8 ottobre 2019 all'interno dell'abitazione in cui risiedeva ad Adria in provincia di Rovigo. La vittima fu ricoverata all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo in condizioni molto critiche. Lì, il successivo 17 ottobre, venne dichiarato il decesso.[1]
Il Duomo di Adria, Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, dove sono stati celebrati i funerali di Giulia Lazzari (di Threecharlie, licenza CC BY-SA 3.0)
La relazione tra i due giovani ebbe inizio circa 7 anni prima, poi arrivò il matrimonio e la nascita di una bimba. Entrambi convivevano insieme ai fratelli e alla madre di lui in una casa popolare ad Adria. Negli ultimi tempi la coppia stava attraversando un periodo di crisi, culminato nell'efferata aggressione messa in atto nel pomeriggio di martedì 8 ottobre.
La giovane fu presa d'assalto dal marito con una violenta azione di strangolamento che le provocò la perdita dei sensi. Il suo cervello rimase per troppo tempo senza ossigeno, causandole un grave danno che nove giorni dopo le costò la morte. In seguito il coniuge tentò di suicidarsi, legandosi una corda al collo e buttandosi giù dalle scale, ma il trambusto destò l'attenzione di uno dei fratelli (in quel momento all'interno dell'abitazione) che allertò i soccorsi. La ventitreenne fu prima trasportata al pronto soccorso di Adria, poi trasferita all'ospedale di Rovigo.[2]
Nel frattempo Lo Coco fu arrestato per tentato omicidio e, il 15 ottobre, interrogato in carcere dal giudice per le indagini preliminari, si mostrò confuso sulla dinamica dell'accaduto, pur riferendo delle parziali ammissioni.[3] Inoltre l'indiziato negò che la figlia di 4 anni fosse in casa nel momento dell'aggressione, ma nel corso delle indagini e del processo si appurò che la bambina era presente.[4]
Con il trascorrere dei giorni si fecero sempre più ardue le possibilità per la vittima di sopravvivere: ricoverata in coma farmacologico, non riprese mai conoscenza.[5] Il 17 ottobre fu dichiarata la morte cerebrale. Dunque per il ventottenne, originario di Palermo, fu modificata l'accusa da tentato omicidio a omicidio volontario.[6]
Secondo le ricostruzioni investigative, la giovane aveva annunciato al marito l'intenzione di separarsi. Lui, non accettando quella decisione, cominciò a maltrattarla. Il ventottenne avrebbe anche avuto il sospetto che lei lo tradisse. Gli inquirenti contestarono nei suoi confronti l'aggravante della premeditazione, ipotizzando che la fatale aggressione fosse stata pianificata da tempo.[7][8]
Foto serale di Adria scattata dal Tartaro-Canalbianco passante per la città (di Franco Dal Molin, licenza CC BY-SA 2.0)
In considerazione del fatto che in passato Lo Coco aveva avuto dei problemi di tossicodipendenza, il gip dispose un incidente probatorio volto a esaminare, tramite una perizia psichiatrica, la sua lucidità nel periodo in cui aveva compiuto i maltrattamenti alla moglie.[9] Nel febbraio del 2020 la relazione della perizia valutò il ventottenne capace di intendere e di volere nel momento in cui aveva aggredito la compagna, nonché di essere perfettamente conscio di affrontare il processo.[10]
La Procura, al termine delle indagini, ottene il rinvio a giudizio immediato contestando il reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal fatto di essere stato commesso ai danni della coniuge, stabilmente convivente.[11] Il 15 gennaio 2021 la Corte d'Assise di Rovigo aveva condannato Roberto Lo Coco all'ergastolo. Il verdetto tuttavia escluse l'aggravante della premeditazione.[12][13]
I giudici nelle motivazioni della sentenza di primo grado evidenziarono che la tossicodipendenza dell'imputato, da sola, non poteva essere accreditata come unica e automatica causa per il riconoscimento dell'attenuante. Lo strangolamento della vittima avvenne a mani nude e si protrasse per la durata di un intervallo non modesto: un tempo lunghissimo nel corso del quale lui avrebbe potuto recedere, ma scelse liberamente di portare la sua condotta alle estreme conseguenze.[4]
Nel corso del processo di secondo grado, la difesa continuò a chiedere la concessione delle attenuanti generiche perché Lo Coco aveva confessato ed era portatore di un disturbo della personalità aggravato dall'uso di stupefacenti. Il 16 novembre 2021 la Corte d'Appello di Venezia accolse l'istanza e ridusse la pena a 24 anni di reclusione.[14][15]