Voce su Saman Abbas
Saman Abbas era una ragazza originaria del Pakistan, trasferitasi in Italia nel 2016, che risiedeva insieme alla propria famiglia in una cascina situata nelle campagne di Novellara, comune della provincia di Reggio Emilia.[1] La giovane scomparve nella notte tra il 30 aprile e il 1º maggio 2021, all'età di 18 anni.[2][3] Il suo corpo senza vita fu ritrovato il 18 novembre 2022 in un casolare non molto distante dall'abitazione dei genitori.[4]

La Rocca di Novellara, uno dei monumenti più importanti della cittadina in provincia di Reggio Emilia (di Andreab82, licenza CC BY-SA 3.0)
Al termine dell'estate del 2020, quando era ancora minorenne, aveva segnalato di essere stata costretta dai familiari ad accettare un matrimonio combinato da celebrare il successivo mese di dicembre con un cugino connazionale in Pakistan. Per sottrarsi a quella imposizione, la ragazza era scappata in Belgio e i parenti ne denunciarono la scomparsa. I servizi sociali si interessarono al caso e accolsero la richiesta di aiuto della giovane.
Dopo il ritorno in Italia, Saman fu trasferita in una struttura protetta dal 27 ottobre 2020 su istanza della Procura per i minorenni di Bologna. Nel gennaio del 2021 i Carabinieri avevano poi denunciato il padre e la madre della ragazza, Shabbar Abbas, 43 anni, e Nazia Shaheen, 47 anni, per costrizione o induzione al matrimonio. Saman era rimasta in comunità fino al seguente 11 aprile, quando aveva deciso di allontanarsi volontariamente dal centro protetto.
La ragazza si recò dalla famiglia nella cascina di Novellara il 20 aprile (non si sa dove sia stata nei nove giorni precedenti). Su segnalazione dei servizi sociali, i Carabinieri le fecero visita a casa il 22 aprile. Lei riferì ai militari di sentirsi al sicuro e di voler restare nell'abitazione con i genitori. La sua intenzione era quella di ottenere il proprio passaporto, rimasto in possesso del padre che l'aveva smarrito, ma le sarebbe stato assicurato di ritrovarlo per consegnarglielo. Nel frattempo i Carabinieri avevano richiesto alla Procura un decreto di perquisizione della casa con l'obiettivo di cercare il passaporto.[5][6]
La mattina del successivo 3 maggio i militari, in possesso del suddetto decreto, si presentarono alla cascina di Novellara, ma non trovarono Saman, né i genitori. Il fratello e uno zio riferirono ai Carabinieri che la diciottenne era partita per il Pakistan. In serata fu aperta un'indagine per sequestro di persona.[7] Così si scoprì che il padre e la madre avevano lasciato il territorio nazionale con un volo da Milano Malpensa diretto verso il Pakistan.[8][9] Le telecamere dell'aeroporto documentarono che i due erano soli, senza la compagnia della figlia.[10]
Nel corso delle indagini, il capo d'imputazione fu modificato in omicidio. Secondo le ipotesi degli inquirenti, la ragazza era stata uccisa con la complicità dei parenti per essersi opposta ai dettami delle loro tradizioni, tra cui le nozze combinate alle quali lei si era ribellata. Successivamente il corpo senza vita sarebbe stato occultato. Alla composizione del quadro indiziario furono decisive le immagini ricavate da una telecamera di videosorveglianza posta nei pressi della casa della vittima.
In un primo video, risalente al 29 aprile 2021, erano stati ripresi uno zio e due cugini di Saman, con due pale e un secchio, un sacco azzurro e un piede di porco, intorno alle 19.15 di sera, mentre si dirigevano verso un campo, sul retro dell'abitazione dove risiedeva la diciottenne. Poi nelle nelle ore successive, poco prima delle 22.00, si vedevano gli stessi individui percorrere il tragitto in senso opposto. In un altro video, risalente alla notte tra il 30 aprile e il 1º maggio, era stata invece ripresa la ragazza mentre usciva di casa insieme al padre e alla madre. Quello sarebbe l'ultimo avvistamento, poiché i genitori più tardi erano rientrati nella cascina senza di lei.[11]
Alla fine di maggio, uno degli indagati, Ikram Ijaz, cugino della ragazza, fu rintracciato e arrestato a Nîmes, in Francia. Nei suoi confronti venne emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Al contempo il padre di Saman, dal Pakistan, aveva fatto sapere che la figlia era viva e si trovava in Belgio. Una dichiarazione tuttavia non ritenuta veritiera dagli inquirenti.[12][13]
Alle ipotesi degli investigatori si era aggiunta anche la testimonianza del fratello di 16 anni della giovane. Il ragazzo era stato indagato per violenza privata in un altro procedimento relativo al primo allontanamento di Saman da casa. Ai Carabinieri aveva confermato che la sorella era stata uccisa per essersi opposta al matrimonio combinato con il cugino in patria.[14][15]
Secondo il suo racconto, a eseguire materialmente il delitto sarebbe stato lo zio, Danish Hasnain, 33 anni, con la complicità di Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, due cugini della vittima.[16][17] Costoro, insieme al fratello di Saman, furono controllati dalle forze dell'ordine in provincia di Imperia il 10 maggio. In quell'occasione il più giovane venne fermato e collocato in una struttura protetta. Gli altri invece avevano successivamente lasciato l'Italia.[18]
In seguito fu reso noto che la diciottenne aveva un fidanzato segreto, un pakistano di 21 anni residente in Italia.[19] La notte del 30 aprile la giovane gli avrebbe confidato in chat, tramite un messaggio vocale, di aver sentito la madre dire che "l'omicidio era l'unica soluzione" per lei che si era opposta alle decisioni della famiglia. La ragazza, sempre in chat, gli aveva consigliato di allertare i Carabinieri nel caso in cui non avesse avuto più notizie di lei per due giorni. Quelle sarebbero state le ore precedenti al delitto.
Più tardi Saman avrebbe litigato con i genitori e tentato di fuggire, seguita dalla madre e dal padre che poi l'avrebbero consegnata allo zio Hasnain.[20] Quest'ultimo le avrebbe tolto la vita, strangolandola, dopodiché il cadavere sarebbe stato nascosto, presumibilmente in una fossa scavata nei campi circostanti. Successivamente lo stesso zio, in un messaggio intercettato e inviato dal proprio cellulare, avrebbe scritto "un lavoro fatto bene", probabilmente in riferimento al piano dell'uccisione della nipote. La Procura nell'ambito dell'inchiesta aveva ipotizzato la sussistenza dell'aggravante della premeditazione e dei futili motivi.[21][22]
Nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari, che disponeva la custodia in carcere per i genitori, lo zio e i due cugini di Saman, era stata sottolineata la gelosia come sentimento scatenante del delitto, nonché l'esercizio del controllo sulla vittima come strumento per far valere un diritto di possesso e la volontà di anteporre la "salvaguardia dell'onore al diritto di autodeterminazione di una persona".[23]
Ikram Ijaz fu successivamente estradato in Italia e condotto nel carcere di Reggio Emilia. L'11 giugno, interrogato dal gip, si avvalse della facoltà di non rispondere, dichiarandosi estraneo alle vicende relative alla sparizione della cugina.[24] Il 18 giugno il fratello della vittima, sottoposto a incidente probatorio, aveva confermato le sue precedenti dichiarazioni rilasciate ai militari, ribadendo che ad uccidere la vittima era stato lo zio Danish Hasnain.
Le ricerche del corpo della vittima interessarono una vasta area intorno alla cascina dove risiedeva la famiglia della giovane. Si scavò in vari punti del terreno, cercato in serre, pozzi e porcilaie, ma il cadavere non fu rinvenuto. Le operazioni vennero poi interrotte il seguente 12 luglio.[25]
Il successivo 22 settembre Danish Hasnain fu rintracciato e arrestato in Francia. Il trentatreenne si rifugiava in un appartamento del quartiere Garges-lès-Gonesse alla periferia di Parigi.[26][27] Interrogato dalle autorità francesi, l'uomo respinse le accuse affermando di non aver ucciso la nipote.[28]
L'indiziato per tre mesi si oppose alla richiesta di estradizione ma, a sorpresa, in un'udienza svolta nei primi giorni del 2022, lo stesso aveva riferito alla Corte transalpina di essere favorevole al trasferimento in Italia per spiegare la propria versione dei fatti agli inquirenti reggiani.[29] Al termine della procedura di estradizione, Hasnain fu riportato sul territorio italiano e condotto nel carcere di Reggio Emilia il seguente 20 gennaio.[30]
Quattro giorni dopo, interrogato dal giudice per le indagini preliminari, l'uomo continuò a respingere qualsiasi addebito a suo carico. L'indiziato precisò di avere buoni rapporti con Saman, tanto che la nipote si confidava con lui. Il matrimonio combinato in Pakistan era già stato formalizzato dalle rispettive famiglie con una cerimonia di fidanzamento e lo scambio di gioielli e mobili acquistati. La giovane però avrebbe rivelato allo zio la propria contrarietà al ritorno nel paese d'origine.

La Chiesa Collegiata di Santo Stefano di fronte a Piazza Unità d'Italia in Novellara (di Mauro Storchi, licenza CC BY-SA 4.0)
Lui l'avrebbe rassicurata, dicendole che lo sposo si sarebbe trasferito in Italia e se non l'avesse trattata bene, la famiglia l'avrebbe protetta.[31] Poi la ragazza si ribellò pubblicamente facendo scattare la denuncia nei confronti dei genitori da parte dei Carabinieri. Lo stesso zio nel corso dell'interrogatorio riferì di averla vista per l'ultima volta la sera prima della scomparsa, supponendo che la giovane potesse essersi allontanata volontariamente da Novellara.
Sul fatto che il fratello della giovane lo avesse additato come esecutore materiale dell'omicidio, Hasnain paventò l'ipotesi che il ragazzo potesse essere stato imbeccato dal padre per incastrarlo. Lui e Shabbar erano comproprietari di un terreno in Pakistan e, in caso di condanna, il bene sarebbe andato esclusivamente al padre della vittima. Sul video che lo immortalava con pala e piede di porco, l'uomo aveva riferito che lui e i parenti stavano andando a fare del lavori nell'orto.[32][33]
Il successivo 14 febbraio 2022 venne rintracciato in Spagna anche l'altro cugino latitante della vittima, Nomanhulaq Nomanhulaq, 35 anni. Quest'ultimo si trovava in un appartamento alla periferia di Barcellona e fu fermato dalla Polizia locale.[34][35] Dopo più di un mese per il completamento della procedura di estradizione, l'uomo fu riportato in Italia e condotto nel carcere di Reggio Emilia il 22 marzo.[36] Il trentacinquenne si dichiarò estraneo ai fatti e si avvalse della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia.[37][38]
Il seguente mese di maggio tutti gli indagati furono rinviati a giudizio.[39] Nel successivo mese di settembre la stampa diffuse i contenuti di un'intercettazione, presente negli atti delle indagini, estrapolata da una conversazione telefonica tra il padre della vittima all'estero e un parente in Italia. La telefonata sarebbe avvenuta nel giugno del 2021 e Shabbar Abbas avrebbe confessato al parente di aver ucciso la figlia "per la sua dignità e il suo onore".[40][41]
Tuttavia, secondo il legale di Shabbar, lo stralcio diffuso farebbe parte di un'informativa, ovvero un documento di parte, contenente delle conversazioni in dialetto pakistano di cui non sarebbero chiari gli interlocutori e le traduzioni in italiano sarebbero inattendibili. Per questi motivi quel materiale non rappresentava una confessione dell'assistito.[42]
Nel novembre del 2022 Shabbar Abbas fu arrestato nella regione del Punjab in Pakistan con l'accusa di frode. In seguito all'esecuzione del provvedimento restrittivo, l'uomo fu trasferito a Islamabad dove gli fu notificato anche il mandato di cattura internazionale nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio della figlia Saman.[43] Il 19 dello stesso mese la stampa italiana diffuse la notizia che i Carabinieri, il giorno precedente. avevano rinvenuto i resti di un cadavere nei pressi di un casolare abbandonato, poco distante dalla casa della vittima. Successivamente fu riferito che a condurre sul posto i militari fu proprio lo zio Danish Hasnain.[44][45]
Quei resti furono ufficialmente attribuiti a Saman Abbas mentre il padre rimase in Pakistan perché le procedure per l'estradizione furono rese complicate dal punto di vista burocratico.[4] In seguito lo stesso Hasnain, in un colloquio in carcere, avrebbe riferito la propria ricostruzione dei fatti. La sera del 30 aprile 2021 fu raggiunto da Nomanhulaq e Ijaz che lo convinsero a seguirlo a casa degli Abbas. Lì, tra le serre, avrebbe rinvenuto il cadavere della ragazza mentre i cugini avrebbero sostenuto che ad ucciderla sarebbe stata la madre, Nazia Shaheen. Lui non aveva mai creduto a quella versione. In ogni caso, accompagnò i due nel casale dove fu occultato il cadavere.[46]
Nel corso del processo fu esposta la relazione della perizia medico-legale dei resti rinvenuti nel casolare. La vittima sarebbe deceduta per "asfissia meccanica da strozzamento o da strangolamento".[47][48]