Voce su Maria Brigida Pesacane
Uno scorcio sulla Chiesa di Sant'Antimo Prete e Martire in Piazza della Repubblica a Sant'Antimo (di Sedicinoni, licenza CC BY-SA 3.0)
Luigi Cammisa, 29 anni, e Maria Brigida Pesacane, 24 anni, vennero trovati morti nel corso della mattinata dell'8 giugno 2023 a Sant'Antimo in provincia di Napoli.[1]
Il ventinovenne giaceva esanime in strada, lungo via Caruso, mentre la giovane fu rinvenuta senza vita nella propria abitazione, poco distante, al civico 17 della stessa via. I due erano cognati: Cammisa era sposato con Anna Caiazzo, sorella gemella di Alfredo Caiazzo, a sua volta coniuge di Brigida Pesacane. Furono i vicini ad allertare i soccorsi, consentendo alle forze dell'ordine di avviare le indagini. Entrambe le vittime vennero raggiunte da colpi d'arma da fuoco. Il personale sanitario non poté fare nulla per rianimarli.
Gli investigatori si concentrarono immediatamente nelle ricerche del suocero di Luigi e Maria Brigida. Si trattava di Raffaele Caiazzo, 44 anni, considerato il principale sospettato. L'uomo si era reso irreperibile, ma poche ore più tardi lo stesso si costituì spontaneamente alla caserma dei Carabinieri di Gricignano di Aversa in provincia di Caserta.
Secondo le ricostruzioni degli investigatori, il quarantaquattrenne aveva ucciso il genero e la nuora per una presunta relazione extraconiugale che i due avrebbero intrattenuto negli ultimi tempi. Cammisa, operaio edile e padre di due figli di 2 e 7 anni, venne freddato per primo in strada, mentre si stava recando al lavoro. Poi Caiazzo si era diretto nell'abitazione di Brigida Pesacane, a poche decine di metri di distanza, dove aveva sparato alla ventiquattrenne. In casa erano presenti anche i due figli di lei, di 2 e 4 anni, che però dormivano in un'altra stanza e avrebbero soltanto sentito gli spari.[2][3]
L'indiziato dinanzi ai militari in caserma aveva confessato soltanto l'uccisione del genero. Poi riferì di avere avuto un "vuoto di memoria", dunque affermò di non ricordare di avere tolto la vita anche alla nuora. L'uomo avrebbe anche confermato il movente precedentemente ipotizzato. Il suocero aveva addirittura messo in guardia, più volte, i due figli in merito ai propri sospetti. Il marito di Maria Brigida però gli avrebbe riferito di essere "paranoico", minacciandolo di non fargli vedere più i nipotini a causa di quelle insistenze.[4][5]
Uno scorcio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Melito di Napoli dove sono stati celebrati i funerali di Maria Brigida Pesacane (di Steve Morgan, licenza CC BY-SA 4.0).
Dopo le formalità di rito, l'uomo fu condotto in carcere con l'accusa di duplice omicidio. Venne contestato anche il porto abusivo d'arma, poiché la pistola utilizzata per compiere i delitti era illegalmente detenuta.[6] Nei suoi confronti fu convalidato il fermo. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari, il quarantaquattrenne aveva ribadito quanto già affermato nei giorni precedenti ai Carabinieri.[7][8]
Dall'ordinanza di custodia cautelare era emerso che Anna e Alfonso Caiazzo, dopo aver scoperto il duplice omicidio, avevano subito indicato ai militari che ad uccidere i rispettivi coniugi fosse stato il padre Raffaele. La relazione extraconiugale tra le due vittime fu smentita.[9][10] Pochi giorni prima in famiglia c'era stato un tentativo di chiarimento che non aveva però risolto le controversie. A nulla era valso l'avvertimento di non fargli vedere più i nipotini. Il quarantaquattrenne continuava ad essere erroneamente convinto che fra Maria e Luigi ci fosse una relazione. Il figlio Alfonso, tra l'altro, sospettava addirittura che il padre si fosse invaghito di Maria Brigida.[11]
Nelle settimane successive l'uomo, attraverso il proprio legale, chiese un nuovo interrogatorio. A colloquio dinanzi agli inquirenti, confessò anche l'omicidio della nuora.[12] Nel seguente mese di novembre, Caiazzo fu rinviato a giudizio immediato.[13] Il 9 luglio 2024, al termine del processo di primo grado celebrato alla Corte d'Assise di Napoli, l'imputato fu condannato all'ergastolo con 30 mesi di isolamento diurno.[14][15]