Voce su Sharmin Sultana
Sharmin Sultana, 32 anni, originaria del Bangladesh, fu trovata morta il 7 marzo 2023 fuori dalla sua abitazione in via Emanuele Ferro nel quartiere di Sestri Ponente a Genova.[1]

Uno scorcio di Piazza Dei Micone a Genova (di Alessio Sbarbaro, licenza CC BY-SA 3.0)
La donna conviveva insieme al marito Ahmed Mustak, connazionale di 44 anni. In un primo momento la morte della vittima fu attribuita a un suicidio. A lanciare l'allarme sarebbero stati i figli della donna e alcuni passanti in strada che avevano notato la trentaduenne esanime sull'asfalto. Il personale sanitario giunto sul posto non aveva potuto fare altro che constatare il decesso.
I Carabinieri avevano notato una ferita alla testa della vittima, ma sull'asfalto non c'erano tracce di sangue. Piccole tracce ematiche erano invece presenti sulla facciata dell'edificio, mentre la finestra al secondo piano era aperta. In casa, quel giorno, oltre ai figli della trentaduenne c'era anche il marito Ahmed, che ai militari aveva raccontato di non essersi accorto di nulla perché si trovava a letto e non si sentiva bene. Sarebbero stati i figli a svegliarlo, dopo aver rinvenuto il corpo esanime della mamma fuori casa.
In un primo momento fu dunque ipotizzato che la donna si fosse tolta la vita, probabilmente gettandosi dal secondo piano dell'abitazione. Tuttavia, i familiari della trentaduenne avevano espresso forti dubbi sulla versione fornita dal marito di Sharmin, sostenendo piuttosto l'ipotesi che ad ucciderla fosse stato proprio Ahmed.
Fra marito e moglie ci sarebbero stati diversi litigi negli ultimi tempi e, secondo quanto raccontato dai figli di 7 e 10 anni, il padre maltrattava la madre. L'uomo avrebbe voluto tenerla segregata in casa e non approvava che lei avesse delle amiche, si fosse iscritta ad un corso di italiano, volesse trovare un lavoro e che avesse cominciato a postare video su TikTok. Un'amica della donna, essendo a conoscenza dei maltrattamenti, si era anche rivolta al centro antiviolenza Mascherona di Genova. La Procura aveva avviato un'inchiesta sul caso con l'ipotesi di reato di omicidio, al fine di svolgere tutti gli accertamenti necessari per chiarire le circostanze della morte di Sharmin Sultana.[1]
Nove mesi dopo, la sera dell'11 dicembre 2023, fu eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Ahmed Mustak, richiesta dalla Procura di Genova e accolta dal giudice per le indagini preliminari che aveva motivato il provvedimento per il "pericolo di inquinamento delle prove". L'uomo fu arrestato con le accuse di omicidio volontario e maltrattamenti in famiglia.[2]
Secondo le risultanze investigative, il quarantaquattrenne avrebbe ucciso la moglie, simulandone il suicidio.[3] Tra i vari elementi a sostegno della tesi accusatoria, anche il racconto di uno dei figli della coppia che, in un colloquio protetto tenutosi dinanzi a uno psicologo, aveva riferito: "Papà batte nella testa di mamma e poi arriva pieno di sangue. Mamma in cucina sta male. Poi è caduta". Il minorenne aveva anche "disegnato la scena" come l'aveva vista, avvalorando i sospetti sul padre indagato.[4]
Il 13 dicembre 2023, nel corso dell'interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari, Ahmed Mustak si avvalse della facoltà di non rispondere.[5] Nei mesi successivi, però, l'uomo cambiò versione, sostenendo che la moglie avesse avuto una caduta accidentale dalla finestra, al culmine di un litigio in seguito al quale c'era stata una colluttazione. Motivo per cui il difensore dell'indagato aveva sostenuto la derubricazione del reato ad omicidio preterintenzionale. L'istanza, tuttavia, non fu accolta dal giudice per l'udienza preliminare che, nel novembre del 2024, aveva rinviato Mustak a giudizio con l'ipotesi di reato sostenuta dalla pubblica accusa: l'omicidio volontario.[6][7]
Nel corso del processo, il presidente della Corte aveva dichiarato inutilizzabili le dichiarazioni rilasciate ai Carabinieri da parte del figlio secondogenito della vittima ("Papà batte nella testa di mamma"). Il bambino, affetto da autismo e da un'altra grave malattia, non era stato mai sottoposto ad un accertamento medico legale (perché nessuna delle parti lo aveva richiesto) per cui non era stato possibile stabilire se le sue precedenti dichiarazioni fossero attendibili.[8]
Nell'udienza di fine maggio 2025, l'imputato aveva testimoniato in aula, fornendo una versione inedita dei fatti. La sera del 6 marzo 2023, tra le ore 19.00 e le 19.30, lui e la moglie avrebbero iniziato a discutere in cucina. A suo dire, Sharmin Sultana gli avrebbe dato un calcio, facendolo cadere. Il quarantaquattrenne, per reazione, le avrebbe afferrato i piedi, facendola cadere all'indietro, con la testa che avrebbe sbattuto violentemente contro un mobile. I figli, presenti in casa, avrebbero assistito alla scena.
L'uomo dichiarò di essersi accorto che la moglie sanguinava e non respirava più, motivo per cui sarebbe rimasto paralizzato dalla paura. Invece di chiamare immediatamente i soccorsi, avrebbe iniziato a pulire il sangue, ordinando ai figli di chiudersi in camera. Dopo aver pulito la cucina, aveva deciso di preparare la cena per i figli, cucinando una frittata di uova, mentre il corpo della donna giaceva ancora sul posto.
Mustak avrebbe poi trascorso ore a cercare di capire come nascondere l'accaduto. Il cadavere fu successivamente spostato dalla cucina ad una stanza più piccola della casa. Poi, tra le 4.30 e le 5.00 del mattino, l'imputato aveva optato per la simulazione del suicidio della moglie. Aprì la finestra dell'abitazione e lasciò precipitare il corpo senza vita sull'asfalto.[9]