Voce su Graziella Mansi
Panorama della Fortezza di Castel del Monte ad Andria (di Giovanni L90, licenza CC BY-SA 4.0)
Graziella Mansi, 8 anni, fu arsa viva nel corso del tardo pomeriggio del 19 agosto 2000 all'interno del bosco di Castel del Monte, frazione della città di Andria nella regione Puglia.[1]
La bambina era in compagnia del nonno nei pressi della fortezza di Castel del Monte, noto monumento medievale del XIII secolo costruito da Federico II di Svevia. Per il caldo e la sete, la piccola si allontanò per andare a prendere dell'acqua a una fontanella non molto distante dal posto. Lì fu avvicinata da un giovane Pasquale Tortora, 18 anni, che con una scusa la portò nel bosco che circonda la fortezza. La vittima fu torturata e data alle fiamme. Il corpo senza vita, carbonizzato, fu rinvenuto in serata, alcune ore dopo la segnalazione della scomparsa, a circa 2 Km di distanza dal luogo dove era stata adescata.[2][3]
Già nelle ore successive al drammatico ritrovamento, Tortora finì nel mirino degli investigatori. Il ragazzo fu interrogato e crollò, confessando l'omicidio. Nei giorni successivi, lo stesso indiziato chiamò in causa altri quattro amici, complici nell'assassinio. Si tratta di Michele Zagaria, Domenico Margiotta, Giuseppe Di Bari e Vincenzo Coratella. Questi ultimi, di età compresa fra i 18 e i 20 anni, avevano tutti partecipato commossi ai funerali della bambina prima di essere fermati e condotti in carcere.[4]
Secondo l'accusa, i cinque ragazzi avevano sequestrato la vittima per burlarsi di lei e torturarla, tentando anche un abuso sessuale. Alcuni di loro sostennero che "ci stavano pensando da tempo" a giocare con il fuoco. Motivo che portò la Procura a contestare la premeditazione del delitto. Tuttavia quel che poteva sembrare un gioco, fu fatale per la povera bambina, ricoperta completamente dalle fiamme.
Furono tutti e cinque rinviati a giudizio. Tortora unico reo confesso. Gli altri inizialmente ammisero le loro responsabilità, poi ritrattarono e si proclamarono innocenti.[5] Tortora fu condannato a 30 anni di reclusione al termine del processo celebrato in rito abbreviato.
A Zagaria, Margiotta, Di Bari e Coratella, che invece scelsero il rito ordinario, fu inflitto l'ergastolo.[6][7] Nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 2008, Coratella si suicidò, impiccandosi nella cella del carcere dove era detenuto.[8][9]