Voce su Marianna Manduca
Marianna Manduca, 32 anni, fu uccisa dall'ex marito Saverio Nolfo, 36 anni, la sera del 3 ottobre 2007 a Palagonia in provincia di Catania.[1][2]
Foto di Palagonia in provincia di Catania (di Davide Mauro, licenza CC BY-SA 4.0)
L'uomo attese in strada l'arrivo dell'auto sulla quale vi erano l'ex moglie e il padre di lei. Una volta avvistati, il malintenzionato li speronò con la propria vettura, costringendoli a scendere dall'abitacolo, poi si avventò su entrambi, accoltellandoli. L'anziano riuscì a salvarsi mentre la donna perse la vita, deceduta per dissanguamento a seguito dei numerosi fendenti d'arma da taglio ricevuti al torace. Dopo l'agguato mortale, l'aggressore si costituì alle forze dell'ordine.
Marianna e Saverio vissero un matrimonio difficile che si concluse con la separazione e l'affidamento dei figli al trentaseienne. La vittima, dopo una battaglia legale, riuscì a riottenere l'affido dei bambini in via temporanea. L'omicidio avvenne a pochi giorni di distanza dall'udienza che le avrebbe concesso l'affidamento in via definitiva. Negli ultimi mesi di vita, la donna aveva presentato 12 denunce per violenze, maltrattamenti e persecuzioni messe in atto dall'ex marito nei propri confronti. Anche Nolfo, a sua volta, aveva denunciato l'ex moglie per presunti maltrattamenti.
In seguito al delitto, i tre figli della vittima furono adottati da un cugino di lei che viveva a Senigallia (Ancona).[3] Nolfo intanto fu rinviato a giudizio e processato in rito abbreviato. Nel 2009 fu condannato a 21 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. La sentenza fu confermata in Appello nel 2011 e, con la rinuncia al ricorso in Cassazione, divenne definitiva.[4][5]
La famiglia che adottò i tre figli della trentaduenne promosse negli anni successivi una causa contro lo Stato, chiedendo un risarcimento per lo scarso lavoro svolto dai magistrati della Procura di Caltagirone che all'epoca avevano raccolto le dodici querele depositate dalla donna. Secondo l'istanza, l'omicidio si poteva evitare, ma i PM agirono con negligenza, lasciando Nolfo libero di agire. La maggioranza dell'opinione pubblica riteneva giusta la richiesta di risarcimento, sostenendo che la Procura non attuò misure concrete in difesa della vittima, poi uccisa dal marito.
Uno scorcio della città di Senigallia in provincia di Ancona (di Diego Baglieri, licenza CC BY-SA 4.0)
Non mancavano però punti di vista opposti, secondo cui l'assassino avrebbe potuto in ogni caso aggredire l'ex moglie. Inoltre i magistrati non potevano attuare, secondo la legislazione vigente ai tempi, provvedimenti più restrittivi in base al contenuto delle querele presentate. Si sarebbe potuto arrestare Nolfo ravvisando il reato di stalking, che però nel 2007 non era contemplato dal codice penale, infatti fu introdotto due anni più tardi.[6][7]
Nel 2017 il Tribunale di Messina accolse le richieste dei parenti della signora Manduca, riconoscendo il dolo e la grave colpa nell'operato dei magistrati che, di fronte alle dodici querele, agirono con "negligenza inescusabile".[8][9] La sentenza fu però ribaltata nel 2019, quando la Corte d'Appello stabilì la restituzione del risarcimento.[10][11] Tuttavia nel 2020 la Corte di Cassazione annullò il verdetto di secondo grado, disponendo un nuovo processo.[12][13]
Nel termine dello stesso anno il Governo aveva rinunciato all'opposizione, sottoscrivendo un accordo transattivo che permise agli orfani della vittima, nei primi mesi del 2021, di ottenere in via definitiva il risarcimento concesso dalla sentenza di primo grado.[14]