Trento. I presidenti dei Tribunali: "La legge dispone di tutti gli strumenti contro la violenza domestica".
Una donna su tre subisce violenza almeno una volta nella vita. «In campo normativo è stato fatto tutto quello che si poteva. Contenere il fenomeno dei femminicidi è difficile, serve una prevenzione fondata sull'educazione».
Un pensiero condiviso da Luciano Spina e Giuseppe Spadaro, presidenti rispettivamente del Tribunale di Trento e del Tribunale dei minori di Trento, invitati lo scorso 31 gennaio, dalle Acli del Trentino per affrontare il tema della violenza coniugale nell'incontro intitolato «Quando la coppia scoppia».
In apertura, le Acli Trentine hanno portato i saluti di Gino Cecchettin, padre di Giulia — la ragazza rapita ed uccisa dall'ex fidanzato lo scorso novembre — che ha fatto sapere di «condividere ed apprezzare questo tipo di iniziative», mirate a «bloccare un fenomeno sempre più al centro della cronaca nazionale e locale», come spiegato dal presidente delle Acli Trentine, Luca Oliver.
«I recenti femminicidi hanno colpito il nostro territorio — afferma Oliver — come Acli vogliamo costruire una cultura della parità di genere, non solo con slogan e annunci». L'argomento è stato approfondito da Luciano Spira, che ha evidenziato la «complessità del tema», anche «per via, spesso, della mancanza di segnali premonitori».
Secondo il presidente del Tribunale di Trento, la normativa italiana dispone di tutti gli strumenti necessari — sia a livello civile che penale — per combattere la violenza domestica, soprattutto dopo la legge «Codice rosso» del 2019 e la riforma Cartabia del 2022 che sembra aver consolidato la «mediazione familiare»: «Si tratta di uno strumento rivolto a tutelare e riorganizzare la comunicazione nella relazione. Il mediatore cerca di evitare che il conflitto non degeneri in una guerra. Importanti sono anche i percorsi di "recupero per uomini violenti" promossi sul territorio provinciale».
Giuseppe Spadaro, presidente del Tribunale dei minori di Trento, considera i figli le principali «vittime incolpevoli»: «Il problema non è il conflitto, ma come viene affrontata una crisi. Alle coppie dico: "Separatevi pure, ma ricordatevi dei vostri figli". Ai giovani manca educazione, non possiedono la cultura della separazione e seguono modelli sbagliati».
Poi, il riferimento a Giulia Cecchettin: «Come è possibile che un ragazzo massacri la fidanzatina perché lo ha lasciato? La risposta non può essere data dalla magistratura, perché i casi giungono alla nostra attenzione quando è ormai troppo tardi. La prevenzione va fatta partendo dalle scuole». (di Matteo Sannicolò – Corriere.it)