Lecce. Perforò il timpano alla convivente. Un 30enne condannato a 5 anni per maltrattamenti e lesioni.
Aveva ottenuto i domiciliari per scontare una pena e, in quel periodo, avrebbe sfogato tutta la sua rabbia contro la donna con cui aveva una relazione e un figlio.
Le offese, le umiliazioni e la pretesa di avere il predominio sulla vita della convivente, come quello di controllarle le chiamate e i messaggi sul telefonino, erano all'ordine del giorno. Così come le aggressioni fisiche – pugni, schiaffi, strattonamenti – che in una circostanza provocarono alla vittima la perforazione del timpano, con indebolimento permanente dell'organo uditivo.
Sono questi gli episodi, avvenuti nell'estate del 2023, che costarono il carcere all'individuo: un 30enne leccese. Fu poi disposto il processo per maltrattamenti e lesioni che, nella giornata dello scorso 21 febbraio, si è concluso con una condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione.
La sentenza è stata emessa dal giudice del Tribunale di Lecce, Fabrizio Malagnino, che ha riconosciuto il risarcimento del danno in separata sede della donna, parte civile con l'avvocata Germana Greco.
La pubblica accusa aveva invocato una richiesta di 6 anni tondi, ritenendo sussistente anche l'aggravante del fatto che gli abusi sarebbero stati commessi in presenza del figlio, che all'epoca dei fatti aveva 2 anni. Ma questa circostanza non ha retto a dibattimento. Non appena saranno rese note le motivazioni della sentenza, la difesa valuterà il ricorso in Appello. (V.Val. – LeccePrima)