
Fernanda Paoletti, 77 anni, è stata trovata morta all'interno della sua abitazione di Verona la sera del 4 giugno 2018. A scoprire il dramma è stato il figlio della donna, che era andato a controllare in casa dopo che la mamma non rispondeva più al telefono. La vittima era riversa a terra, legata al termosifone con una corda stretta intorno al collo. Il decesso è avvenuto per strangolamento, circa 7 ore prima il rinvenimento.[1]
A indirizzare le indagini è stata un'amica della signora Paoletti, che aveva riferito agli agenti che la settantasettenne da circa un anno aveva una relazione extraconiugale con un concittadino che aveva una moglie e due figli. Si tratta di Pietro Di Salvo, 72 anni, originario di Palermo. L'uomo è stato subito ricercato dagli inquirenti, ma nei giorni immediatamente successivi alla tragedia non era nelle disponibilità di essere ascoltato poiché fu ricoverato in ospedale a causa di un malore. Nell'interrogatorio effettuato l'8 giugno, l'indagato ha confessato l'omicidio della donna, anche se la sua versione non è stata pienamente considerata veritiera.
La Paoletti aveva avuto due precedenti relazioni. Dalla prima ne era uscita divorziata, dalla seconda era rimasta vedova. Secondo la ricostruzione fornita da Di Salvo, la signora voleva che la storia con lui venisse allo scoperto, ma al suo rifiuto, lei avrebbe cominciato a insultarlo e minacciarlo di rivelare tutto alla moglie. Così avrebbe compiuto il delitto utilizzando una corda trova in casa. Tuttavia, gli investigatori avevano ritrovato un altro pezzo della stessa corda nel bagagliaio dell'auto dell'uomo, prefigurando dunque che il settantaduenne l'abbia appositamente portata nell'abitazione dell'amante per tentare di inscenare un suicidio. Sulla scena del crimine sono state rilevate anche le sue impronte digitali. A fronte di tali elementi, considerati anche altri indizi, il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo dell'indagato con l'accusa di omicidio volontario premeditato.[2][3]
Nei mesi successivi l'uomo è stato rinviato a giudizio e processato secondo la formula del rito abbreviato. Il pubblico magistrato aveva richiesto 30 anni di reclusione. Il 30 maggio 2019 è stato condannato a 14 anni di reclusione per omicidio volontario,[4][5] escludendo l'aggravante della premeditazione.[6]