Voce su Morena Designati
La Chiesa della Santissima Trinità e San Bassiano Vescovo a Gradella, frazione di Pandino in provincia di Cremona, dove sono stati celebrati i funerali di Morena Designati
Il corpo senza vita di Morena Designati, 49 anni, fu ritrovato nel corso della tarda serata del 24 giugno 2020 all'interno dell'abitazione in cui risiedeva a Palazzo Pignano in provincia di Cremona.[1]
La donna fu aggredita dal marito Eugenio Zanoncelli, 56 anni. L'uomo successivamente aveva prelevato il figlio di 12 anni per accompagnarlo in macchina alla casa di suo fratello. In quel frangente Zanoncelli aveva riferito di aver tolto la vita alla moglie che soffriva di sclerosi multipla e di Alzheimer da diversi anni.[2] Dopodiché si allontanò dal posto facendo perdere le proprie tracce.[3][4]
Fu il parente dell'uomo ad allertare i soccorsi. Inutile la corsa nell'abitazione della vittima, il personale sanitario non poté fare altro che constatare il decesso della quarantanovenne. Zanoncelli si rese irreperibile, ma nei minuti immediatamente successivi alla notizia del reato, le forze dell'ordine avviarono le ricerche del cinquantaseienne, durate tutta la notte. L'uomo venne infine catturato la mattina seguente a Rivolta d'Adda. Quest'ultimo era il paese d'origine della coppia, in cui entrambi vivevano prima di trasferirsi a Palazzo Pignano insieme al figlio.[5][6]
Nei confronti di Zanoncelli fu emanato un decreto di fermo e, al termine dell'interrogatorio effettuato in caserma alla presenza degli inquirenti, fu condotto in carcere. Inizialmente si ipotizzò che l'uomo avesse compiuto il delitto perché esasperato dalla sofferenza della moglie, malata da tempo. Tuttavia dall'esame autoptico erano emerse delle ecchimosi non recenti che potevano evidenziare dei pregressi episodi di violenza domestica e maltrattamenti in famiglia.[2]
Secondo le risultanze dell'ispezione medico legale, la vittima sarebbe caduta dopo essere stata spinta dalle scale in seguito a un violento pestaggio.[7] Il 26 giugno il cinquantaseienne si avvalse della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari.[8]
I successivi accertamenti dell'autopsia avrebbero stabilito che le percosse inferte alla donna da parte del marito erano da considerarsi la concausa del decesso. Tenuto conto del corpo già indebolito dalla malattia e del politrauma con frattura mandibolare emerso dai primi esami, la relazione del medico legale precisò che "vi era un nesso di causalità tra le lesioni più recenti e l'evento di morte".[9][10] Nel maggio del 2021 l'uomo fu rinviato a giudizio.[11]
A ottobre iniziò il processo nel quale furono riportate le testimonianze delle conoscenti della vittima, raccolte dagli inquirenti durante le indagini. La signora Designati sarebbe stata tenuta in isolamento forzato in casa dal marito. I familiari facevano fatica a incontrarla e le ex colleghe riferirono che al lavoro la vedevano con dei lividi, ma lei tergiversava.[12]
Nel corso del dibattimento il medico legale che aveva effettuato l'autopsia attribuì il decesso della quarantanovenne a insufficienza cardiocircolatoria, aggiungendo che le percosse del marito non furono idonee da sole a causare la morte, ma piuttosto aggravarono la condizione di salute della donna, sia per perdite ematiche che per "distress respiratorio", fino all'episodio di insufficienza cardiocircolatoria. Nell'ultima fatale aggressione, l'uomo avrebbe colpito la moglie con una stampella e un pugno.
Uno scorcio di Rivolta D'Adda in provincia di Cremona, paese d'origine della coppia, prima del trasferimento a Palazzo Pignano (di Arbalete, licenza CC BY-SA 3.0)
Per la Procura e il medico legale era da ammettersi un rapporto di concausalità tra le lesioni e il decesso. Al contrario il medico legale della difesa riferì in aula che non era possibile attribuire la morte ai colpi subiti. Piuttosto la vittima, essendo molto debilitata dalla sclerosi multipla di cui soffriva dal 2015, perse la vita esclusivamente a causa del suo stato fisico.[13][14]
Il 25 ottobre 2021 Zanoncelli al processo parlò per la prima volta dell'accaduto e rese la sua versione dei fatti. L'uomo ammise di aver colpito la moglie con due schiaffi al culmine di una lite, ma senza avere l'intenzione di ucciderla. La quarantanovenne sarebbe caduta perdendo la vita in quel frangente, mentre il marito aveva provato, invano, a rianimarla. Dopodiché Zanoncelli, resosi conto del decesso della coniuge, sarebbe andato nel panico. Fece una doccia veloce, prese il figlio e lo accompagnò dal fratello. Poi vagò in auto, a suo dire per farla finita, ma in seguito cambiò idea e raggiunse la caserma di Rivolta D'Adda per costituirsi. Lì i Carabinieri non risposero, dunque si diresse verso Pandino, ma alla fine venne fermato da una pattuglia.[15]
La difesa nel corso del dibattimento chiese la riqualificazione del reato in omicidio preterintenzionale. Il 22 novembre 2021 la Corte d'Assise di Cremona aveva condannato l'imputato all'ergastolo per omicidio volontario.[16][17] Il verdetto di primo grado accolse la ricostruzione della pubblica accusa per cui la signora Designati, vittima della mania di controllo del marito, si sarebbe potuta salvare se la sua patologia fosse stata curata adeguatamente. Il coniuge, colpendola, non poteva non prevedere le conseguenze di quell'aggressione su un corpo debilitato dalla malattia.
Tuttavia, il 16 settembre 2022, la Corte d'Appello di Brescia ridusse la pena a 22 anni di reclusione. I giudici di secondo grado riconobbero a Zanoncelli le attenuanti generiche e il "dolo eventuale", ovvero l'uomo non agì per uccidere, ma con i colpi sferrati alla moglie aveva accettato il rischio dell'evento. Una tesi sostenuta anche dal procuratore generale che nel processo aveva chiesto 23 anni di reclusione, sottolineando però che se l'imputato avesse subito chiamato i soccorsi, forse la vittima si sarebbe potuta salvare.[18][19]