Rossella Cavaliere, 51 anni, è stata uccisa durante la notte tra il 18 e il 19 marzo 2020 nella sua abitazione di San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi.

A compiere il delitto è stato il figlio Andrea Asciano, 23 anni. A dare l'allarme sono stati i vicini di casa che hanno sentito delle urla provenire dall'appartamento dove il ragazzo viveva insieme alla madre, separata, e alla sorella di 29 anni. I carabinieri giunti sul posto hanno individuato e bloccato il ventitreenne nei pressi del portone dell'abitazione, mentre nelle vicinanze era stato rinvenuto il coltello a serramanico da lui utilizzato per compiere l'aggressione mortale.[1][2]
Secondo le ricostruzioni, Asciano durante la notte si è svegliato impugnando quel coltello per poi raggiungere la madre nel corridoio dell'appartamento e colpirla ripetutamente. Da una prima ispezione medica, la vittima sarebbe stata trafitta da circa 5 fendenti. Il gesto sarebbe scaturito da una lite per futili motivi. La donna e il figlio avrebbero avuto un rapporto burrascoso che si protraeva da tempo. In particolare, all'origine delle conflittualità, ci sarebbe stata la volontà del ventitreenne di uscire di casa nonostante le restrizioni dovute all'emergenza Coronavirus. La madre si sarebbe opposta, sia per salvaguardare la salute del figlio, che per evitare che lui avesse cattive frequentazioni: infatti il giovane era stato in passato segnalato alle forze dell'ordine per piccoli reati predatori.
La situazione è poi degenerata nella notte, con l'ennesima discussione che è finita in tragedia. In ogni caso, non erano mai stati denunciati in precedenza all'interno di quella casa episodi di maltrattamenti in famiglia. Dopo essere stato bloccato dai militari, Asciano è stato interrogato, ma il ragazzo non ha proferito parola, rimanendo in silenzio. Nei suoi confronti è stato disposto l'arresto in flagranza di reato con l'accusa di omicidio volontario aggravato.[3][4] La sorella ventinovenne, ascoltata dai carabinieri, ha testimoniato che il fratello stava attraversando un periodo di depressione e fragilità psicologica. Per questo motivo, oltre alle liti che si erano generate, durante la giornata del 18 marzo lei e la madre avevano richiesto l'intervento del 118. Il personale sanitario aveva somministrato ad Andrea dei tranquillanti prima di lasciare l'abitazione, ma col passare delle ore la situazione non è tornata alla normalità.
Il 21 marzo, durante l'interrogatorio di garanzia, il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l'arresto in carcere respingendo la richiesta di trasferimento in un centro idoneo al trattamento di problemi psichici.[5][6] Nelle settimane successive è stata disposta una perizia psichiatrica volta a stabilire la capacità di intendere e di volere del ventitreenne nel momento del delitto.[7]