Voce su Viktorija Vovkotrub
Viktorija Vovkotrub (Вікторія Вовкотруб), 42 anni, originaria dell'Ucraina, era scomparsa da Brescia il 4 novembre 2020.[1] Il suo corpo senza vita fu ritrovato il successivo 13 novembre. La vittima, residente in città dal 2012, aveva lavorato come badante e barista.[2]
La Parrocchia di San Benedetto Abate nel quartiere Primo Maggio di Brescia, a pochi passi dal luogo del delitto (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
A segnalarne la sparizione, il 5 novembre, fu una sua amica, preoccupata perché non riusciva più a mettersi in contatto con lei. L'11 novembre venne fermato l'ex compagno della donna, Beriša Kadrus, 60 anni, originario del Kosovo, anche lui residente a Brescia da diversi anni.[3] L'uomo fu accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere nell'ambito delle indagini sulla scomparsa della quarantaduenne.
Diversi indizi portarono gli investigatori a concentrare l'attenzione sul sospettato che, dopo giorni di pedinamenti, era stato fermato mentre si liberava di tappezzeria e abiti sporchi di sangue all'isola ecologica di via Metastasio in città. In seguito fu condotto in carcere. Secondo gli inquirenti, quelle tracce ematiche appartenevano alla signora Vovkotrub. Ulteriori accertamenti avevano confermato che l'uomo fu l'ultima persona ad aver visto la vittima in vita. Infatti la donna, il giorno della scomparsa, si era recata nell'abitazione del sessantenne.[4][5]
Nello stesso appartamento la scientifica aveva rilevato altre tracce di sangue. I due avevano convissuto in un alloggio nel quartiere Primo Maggio fino all'estate precedente, quando la loro relazione era terminata e lei aveva cominciato a frequentare un altro uomo. Sarebbero state poi molte le richieste, da parte di Kadrus, di riallacciare quel rapporto ormai chiuso. Pressioni che fecero preoccupare le amiche della donna che temevano per la gelosia dell'ex compagno. Lo stesso che, secondo le testimonianze delle conoscenti della vittima, avrebbe più volte alzato le mani sulla convivente quando stavano ancora insieme.
Il sospettato, interrogato in seguito al fermo, respinse ogni addebito. Poi il 13 novembre, nell'udienza di convalida di fronte al giudice per le indagini preliminari, dapprima si avvalse della facoltà di non rispondere, poi cambiò idea e rese dichiarazioni spontanee, fornendo indicazioni su dove recuperare il corpo senza vita dell'ex compagna. Il sessantenne, tuttavia, non concesse una formale confessione.
Così nel pomeriggio dello stesso giorno venne ritrovato il cadavere della vittima, sepolto nel giardino di un'ex bocciofila del quartiere Primo Maggio, proprio a pochi passi dall'abitazione di Kadrus.[6][7] L'autopsia rilevò che la quarantaduenne fu colpita da almeno cinque coltellate e, durante l'aggressione mortale, aveva tentato di difendersi.[8]
La Procura autorizzò la sepoltura della salma della donna, ma negò il trasferimento in Ucraina poiché, in sede processuale, ci sarebbe stata l'eventualità della richiesta di riesumazione per probabili nuovi accertamenti.[9] Nel marzo del 2021 gli inquirenti avevano chiuso le indagini. Secondo le ricostruzioni, la signora Vovkotrub aveva subito persecuzioni e maltrattamenti da parte dell'indiziato nonostante lei non lo avesse mai denunciato.[10][11]
Il successivo mese di giugno, Kadrus fu rinviato a giudizio per omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e futili, dalla crudeltà e dalla concomitanza che la donna fosse vittima di stalking e maltrattamenti, nonché per occultamento di cadavere.[12]
La Chiesa di Sant'Alessandro a Brescia dove sono stati celebrati i funerali della signora Viktoriia Vovkotrub (di Geobia, licenza CC BY-SA 3.0)
Nel settembre del 2021, all'apertura del processo, l'imputato confessò il delitto dinanzi alla Corte d'Assise di Brescia.[13] Poi nel maggio del 2022 il kosovaro testimoniò in aula, dichiarando che la sera del 4 novembre 2020 lui e l'ex compagna ebbero un litigio in casa mentre erano ubriachi. Fra loro ci sarebbe stata una colluttazione nella quale la donna avrebbe tentato di colpire il sessantenne con un coltello. L'uomo riuscì a difendersi e percosse a sua volta la vittima.
Dopodiché l'imputato, in quegli istanti, avrebbe perso la memoria, non ricordando più nulla di quanto accaduto e solo successivamente si sarebbe accorto della signora Vovkotrub ormai morta. Fu così che scavò la buca per occultare il cadavere, dicendo anche di volersi impiccare, ma non riuscì a togliersi la vita.[14]
I legali della difesa ottennero la disposizione di una perizia psichiatrica per il proprio assistito.[15] L'esame ritenne il sessantenne incapace di volere, pur non avendo un disturbo della personalità, ma un disfunzionamento della personalità. La perizia disposta dalla Procura invece stabilì che l'imputato era caratterizzato da mutazione genetica in grado di ridurre la capacità di controllo, ma questo elemento non aveva influito sulla sua condotta. Gli stessi esperti avevano anche rilevato nell'uomo un livello cognitivo generale sotto la norma, ma non un ritardo mentale.[16]
La pubblica accusa avanzò la richiesta di pena dell'ergastolo. Il 26 maggio 2022 la Corte d'Assise di Brescia aveva condannato Beriša Kadrus a 20 anni di reclusione. La sentenza non riconobbe le aggravanti e considerò lo stalking come un reato a sé stante, quindi concesse all'imputato lo sconto di un terzo della pena come richiesto dai difensori che, in sede di udienza preliminare, avevano proposto il procedimento in rito abbreviato.[17][18]
Il 10 febbraio 2023, però, la Corte d'Appello di Brescia inasprì la pena e condannò l'uomo all'ergastolo. La sentenza di secondo grado accolse la ricostruzione della pubblica accusa e riconobbe le aggravanti dello stalking e dei futili motivi, rendendo così inapplicabile il rito abbreviato e il conseguente sconto di pena.[19] Il 27 novembre 2023 la Corte di Cassazione rigettò le richieste della difesa, pur dichiarandole ammissibili, dunque confermò in via definitiva il "fine pena mai" per l'imputato.[20][21]