Voce su Marielle Soethe
Marielle Soethe, 70 anni, fu trovata morta il 1º dicembre 2022 all'interno dell'abitazione in cui risiedeva a Pistrino, frazione di Citerna, un piccolo comune dell'alta Valle Tiberina in provincia di Perugia.[1]
Uno scorcio di Citerna in provincia di Perugia (di Lorenza Ceccomaster, licenza CC BY-SA 3.0)
La donna, vedova di origini tedesche che viveva in Altotevere da oltre 20 anni, non aveva dato più notizie di sé da almeno una settimana, tanto da allarmare un'amica coetanea che, dopo i vani tentativi di mettersi in contatto con lei, aveva deciso di rivolgersi alle forze dell'ordine.
Di seguito era avvenuto il ritrovamento del corpo senza vita della vittima, con il volto tumefatto e riverso sul pavimento dell'appartamento. L'autopsia aveva confermato la prima ipotesi di una violenta ed efferata aggressione ai danni della settantenne.[2] Inoltre, il fatto che nessun infisso dell'abitazione presentasse segni di effrazione, fece pensare all'eventualità che la donna conoscesse il proprio assassino e gli avesse acconsentito di entrare in casa.[3]
Nei mesi successivi un vicino di casa, Cristian Francu, 50 anni, incensurato, fu iscritto nel registro degli indagati, senza nessuna misura restrittiva a proprio carico. L'uomo era originario della Romania, ma viveva da diversi anni in Italia. Secondo le ricostruzioni, l'indagato e la vittima si conoscevano. Negli anni precedenti, quando era ancora vivo il marito della donna, ci sarebbe stata una collaborazione lavorativa tra il cinquantenne e la signora Soethe.[4][5]
Quasi un anno dopo il delitto, il 20 novembre 2023, arrivò la svolta con l'esecuzione della misura di custodia cautelare in carcere a carico dello stesso indagato. Secondo gli accertamenti degli investigatori, coordinati dalla Procura di Perugia, l'omicidio sarebbe stato compiuto circa una settimana prima del ritrovamento del cadavere, il 25 novembre 2022, in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
Il lavoro degli inquirenti permise di raccogliere vari elementi indizianti che avevano corroborato la tesi secondo la quale Francu, conosciuto dalla settantenne, sarebbe entrato nell'appartamento con il consenso della donna e, all'esito di una violenta aggressione, anche di natura sessuale, ne avrebbe cagionato la morte. Gli accertamenti tecnici confermarono il fatto che l'uomo si trovasse nei pressi del luogo del delitto nella fascia oraria in cui si verificò l'accaduto.[6][7]
Francu fu anche intercettato da cimici, installate in casa sua dalle forze dell'ordine, che lo avrebbero registrato mentre parlava in varie occasioni con la moglie di dettagli della scena del crimine che solo chi aveva visto il luogo del delitto poteva conoscere. L'esame delle tracce biologiche repertate dagli investigatori avrebbe persino rilevato il DNA del cinquantenne sotto le unghie della vittima.[8] Tali elementi portarono così alla richiesta di arresto, poi accolta dal giudice per le indagini preliminari.[6][7]
In seguito all'esecuzione della misura di custodia cautelare, l'uomo respinse tutte le accuse, professandosi innocente e ribadendo di aver conosciuto la signora Soethe soltanto per collaborare, insieme alla moglie (del tutto estranea ai fatti), al negozio di abbigliamento online gestito dalla settantenne.[8] Il successivo 24 novembre, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, Francu si avvalse della facoltà di non rispondere, pur continuando a proclamarsi innocente.[9] Il giudice per le indagini preliminari dispose la permanenza in carcere per l'indiziato.
Il legale della difesa chiese per il proprio assistito una misura alternativa al carcere per motivi di salute, ma il giudice rinviò l'istanza al centro medico del carcere Capanne di Perugia per una valutazione medica approfondita sulle condizioni dell'uomo. Le indagini rinvennero anche, sulla mano della vittima, il DNA di una seconda persona che però non fu identificata. Tale elemento, secondo la difesa del cinquantenne, implicava che le accuse mosse dagli inquirenti fossero frutto di deduzioni azzardate e di testimonianze di cui andava valutata l'attendibilità.[10]
Nell'aprile del 2024 la Procura di Perugia chiuse le indagini. Secondo quanto ricostruito dalla pubblica accusa, Francu avrebbe costretto la vittima a subire atti sessuali con violenza o minaccia. L'aggressione sarebbe avvenuta "con pugni e calci, così da atterrare la donna e metterla nelle condizioni di non poter reagire alla violenza, continuando poi ad infierire su di lei afferrandola e colpendola in modo cruento al volto, al petto e agli arti, fino a schiacciarne brutalmente il torace sotto le proprie suole".[11] Il successivo mese di luglio, l'uomo fu rinviato a giudizio. Nei suoi confronti furono confermate le accuse di omicidio volontario e violenza sessuale.[12][13]
Nel corso del dibattimento, in un'udienza tenutasi il 25 novembre 2024, testimoniò in aula alla Corte d'Assise di Perugia il maresciallo del RACIS (Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche) che si era occupato del profilo criminale del presunto autore del delitto ai tempi delle indagini. Secondo l'esperto, l'assassino non avrebbe avuto intenti omicidiari, ma finì per aggredì comunque la vittima al momento del rifiuto per il suo interesse sessuale, poiché le "pulsioni erano molto forti".
Dopo aver consumato l'abuso sessuale e l'uccisione, l'autore avrebbe modificato la scena del crimine, coprendo la donna per lenire il proprio senso di colpa, poi chiuse le finestre della casa ed uscì dall'edificio, probabilmente sporco di sangue.[14]
La sera del successivo 27 novembre 2024, Cristian Francu si suicidò, gettandosi nel vuoto da una finestra del "Blocco L" dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. L'uomo, ricoverato nella Sezione di Medicina Interna, fu scarcerato e sottoposto a cure, in regime di arresti domiciliari, per le sue condizioni di salute considerate incompatibili con la detenzione ordinaria.
Nonostante fosse sotto custodia legale, Francu non era piantonato ed ebbe modo di accedere ad una finestra situata al terzo piano dell'edificio. La caduta non gli lasciò scampo e i tentativi di soccorso si rivelarono inutili.[15][16] Successivamente la Corte d'Assise di Perugia aveva chiuso il processo, stabilendo il "non luogo a procedere" a causa della morte dell'unico imputato.[17]