Voce su Anastasiia Bondarenko
La Chiesa di Sant'Antonio Abate nel rione omonimo di Napoli (di Baku, licenza CC BY-SA 4.0)
Anastasiia Bondarenko (Анастасія Бондаренко) era una ragazza di 23 anni morta nel corso di un incendio scoppiato il 10 marzo 2022 nell'abitazione dove risiedeva a Napoli.[1]
La giovane, originaria dell'Ucraina, si era trasferita il precedente mese di settembre in Italia per cercare lavoro. Successivamente era ritornata in madre patria, ma dopo l'inizio della guerra in Ucraina, era scappata portando con sé a Napoli anche la figlia di 5 anni. Il padre della piccola rimase nel paese d'origine per combattere contro gli invasori russi.[2] Mamma e figlia si erano stabilite in un alloggio del rione di Borgo Sant'Antonio Abate, nel quartiere di San Lorenzo, a pochi passi dall'Orto Botanico. La ragazza condivideva l'appartamento con altri inquilini, tra cui un connazionale, Dmytro Trembach, 26 anni, e una signora russa di 60 anni.
Durante l'incendio del 10 marzo, riuscirono a mettersi in salvo tutti i coinquilini, tranne Anastasiia, rimasta purtroppo bloccata in casa. Il suo corpo fu rinvenuto carbonizzato dai Vigili del Fuoco in seguito alle operazioni di spegnimento del rogo. La figlia della vittima fu miracolosamente portata fuori dall'appartamento in fiamme grazie alla coinquilina russa, senza subire gravi conseguenze.[3]
Sul caso la Procura di Napoli aprì un'inchiesta. Il successivo 17 marzo Trembach fu sottoposto a fermo e condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.[4][5] Secondo le ricostruzioni investigative, il giovane avrebbe cercato di sviare le indagini, indirizzandole su un connazionale e tentando addirittura una fuga, ma i Carabinieri lo avevano rintracciato e bloccato ad Acerra, un comune della provincia di Napoli.
Per gli inquirenti, Trembach avrebbe prima picchiato la ragazza fino a causarne la morte, poi avrebbe appiccato intenzionalmente l'incendio nel tentativo di depistare le indagini e far passare il decesso della convivente come un incidente domestico.[6] Tra la vittima e Dmytro sarebbe nata una relazione, ma successivamente lei avrebbe accennato all'intenzione di allontanarsi lui. Una decisione che il ventiseienne non avrebbe accettato. Numerose testimonianze riportavano di frequenti litigi fra i due nei giorni precedenti al drammatico accaduto. L'ucraino aveva negato di essere legato sentimentalmente alla ventitreenne, ma tale versione fu smentita da vari elementi raccolti dagli investigatori, tra cui le foto presenti nel suo cellulare.
A incastrare Trembach anche i messaggi inviati alla madre della vittima, nei quali avrebbe confessato il delitto.[7][8] Fondamentali ai fini delle indagini anche le analisi del personale dei Vigili del Fuoco, che avevano sancito la matrice dolosa dell'incendio. L'indiziato aveva persino negato di essere stato in casa nel momento del rogo, ma la bambina, la coinquilina russa e i tabulati delle celle telefoniche confermarono la sua presenza nell'appartamento. Inoltre sulle mani riportava segni di ustioni.[3]
Il 22 marzo 2022 il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola aveva convalidato la custodia cautelare in carcere.[9][10] Nei mesi successivi, il giovane fu rinviato a giudizio. Nel gennaio del 2024, al termine del processo di primo grado, Trembach fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Napoli.[11][12]