Voce su Naomi Cabral
Naomi Cabral, 47 anni, fu trovata morta nel corso del pomeriggio del 5 ottobre 2022 in un hotel di Tor San Lorenzo Lido, una frazione del comune di Ardea in provincia di Roma.[1]
A far scoprire il corpo senza vita della vittima sarebbe stata un'amica, preoccupata perché la donna non dava più notizie di sé dalla sera precedente. Il personale della struttura alberghiera aveva richiesto l'intervento del 112, ma i sanitari intervenuti sul posto non poterono fare altro che constatare il decesso.[2][3]

Uno scorcio di Ardea in provincia di Roma (di Ra Boe, licenza CC BY-SA 3.0)
La quarantasettenne era una transgender originaria dell'Argentina, all'anagrafe Alejandro Daniel Cabral. Secondo le ricostruzioni, la donna era solita affittare una camera della struttura alberghiera dove esercitava come sex worker. In seguito alla segnalazione dell'accaduto alle forze dell'ordine, scattarono le indagini dei Carabinieri.
La prima ispezione medico legale non aveva rilevato segni di violenza sul corpo. Il decesso sarebbe avvenuto diverse ore prima del ritrovamento del cadavere. Non fu tuttavia esclusa l'ipotesi dell'omicidio. Infatti, secondo i successivi accertamenti, la donna sarebbe stata prima colpita alla testa con un posacenere, come rivelerebbero alcuni frammenti di vetro rinvenuti tra i capelli, e infine soffocata. In particolare, le lesioni riscontrate avrebbero indicato un'asfissia meccanica violenta dovuta ad un'azione mista di soffocamento e strozzamento.[4]
Il successivo 26 ottobre 2022 la stampa locale diffuse la notizia per cui i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati e della Compagnia di Anzio avevano eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri su richiesta della locale Procura, nei confronti di Mirko Angeloni, 35 anni, originario di Ardea, gravemente indiziato dell'omicidio della donna.
L'attività investigativa si era concentrata sugli ultimi contatti telefonici e sulle persone che avevano incontrato la vittima prima del drammatico epilogo. Le indagini consentirono così di raccogliere sufficienti e gravi elementi di colpevolezza a carico dell'uomo, arrestato e condotto nel carcere di Velletri.[5][6]
Nell'ordinanza di custodia cautelare, il gip aveva precisato che, "come emerso dalle stesse parole dell'indagato", era stata rilevata "una enorme aggressività e un vero spregio della vita umana, privo di qualunque resipiscenza". Il trentacinquenne, non sapendo di essere intercettato, avrebbe definito "naturale la sua violenza e, lungi dal mostrare una qualche forma di dispiacere, si limitava a giustificare il suo operato", dicendo in una conversazione: "Mi è partita la ciavatta... Quando sbrocco, sbrocco alla grande. Non so cosa mi dice il cervello, non mi sono regolato".[7]