Cadoneghe. Omicidio Aycha El Abioui. "C'erano i segnali per emettere una misura restrittiva, ma la vittima non è stata creduta dalle autorità".
"Aycha non è stata creduta dalle autorità. C'erano tutti i segnali per emettere una misura restrittiva nei confronti del marito". Non usa giri di parole Mariangela Zanni, presidente del Centro Veneto Progetti Donna, nel commentare l'uxoricidio di Cadoneghe (Padova) nel giorno in cui Abdelfettah Jennati si è avvalso della facoltà di non rispondere.
"Aycha, dopo avere denunciato ai carabinieri il marito per maltrattamenti - ha ripreso Zanni - si è rivolta a noi. Era una donna impaurita, che voleva troncare la relazione con il compagno. Era già pronto l'iter per mettere lei e i suoi figli in un programma di protezione. Aspettavamo la misura restrittiva nei confronti del marito come chiesto dai carabinieri, ma questa non è arrivata".
"Lei era andata a casa di un'amica con i figli, ma quando ha capito che nessuno fermava il compagno e che i suoi tre bambini volevano tornare a casa, ha rimesso la querela ed è rientrata nell'abitazione di famiglia". E infine: "Dimostrare le violenze domestiche non è mai facile, i figli dovevano essere sentiti. E poi quale gelosia, lui è solo possessivo, controllava ogni movimento di Aycha".
Ma le dichiarazione della presidente Zanni, non trovano riscontro da quanto, già nei giorni scorsi, ha detto il procuratore capo Antonino Cappelleri: "Sia i carabinieri e sia la procura hanno agito nel pieno rispetto della legge".