Bologna. Omicidio Kristina Gallo. Giuseppe Cappello ai domiciliari con braccialetto elettronico.

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Bologna. Omicidio Kristina Gallo. Giuseppe Cappello ai domiciliari con braccialetto elettronico.

Giuseppe Cappello è ai domiciliari, con l'ausilio del braccialetto elettronico. Lo ha deciso il giudice Sandro Pecorella, accogliendo – con parere favorevole della Procura – l'istanza di attenuazione della misura cautelare presentata nei giorni scorsi dai difensori dell'uomo, gli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandra Di Gianvincenzo.

"Non sussistono le esigenze cautelari dettate da un pericolo di reiterazione del reato concreto e attuale", sottolinea l'avvocato Bordoni. Cappello è l'ex fidanzato di Kristina Gallo, la giovane di 27 anni trovata morta dal fratello, il 26 marzo di tre anni fa a Bologna, nel suo appartamento in affitto in via Andrea da Faenza.

Per quell'omicidio, aggravato dallo stalking, è ora accusato Cappello, che dal luglio scorso si trovava in carcere alla Dozza. Il processo a carico del quarantaquattrenne, con rito abbreviato, entrerà nel vivo il prossimo aprile.

Già ad agosto, due giorni dopo l'arresto, la difesa di Cappello aveva fatto richiesta di sostituzione della misura cautelare, dal carcere ai domiciliari con supporto elettronico, evidenziando tra l'altro l'incompatibilità dell'indagato col carcere date le sue condizioni di salute; l'istanza fu rigettata, gli avvocati fecero appello e il Tribunale della libertà incaricò un perito medico legale di valutare le condizioni dell'uomo, dopo di che rigettò nuovamente le istanze.

In quelle circostanze però, essendo le indagini ancora in corso, "non furono sollevate tematiche di gravità indiziaria e di sussistenza delle esigenze cautelari", specificano i legali difensori. "Il giudice ha, a nostro avviso, correttamente sganciato la fase cautelare da quella del merito – chiarisce l'avvocato Bordoni –: la gravità del presunto delitto, che peraltro è ancora da approfondire se ci sia stato o meno, è distinta dall'attualità e concretezza di pericolo di reiterazione del reato. Anche perché agli atti non risulta esista una 'seconda vittima' che possa essere destinataria di un gesto inconsulto del nostro assistito".

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