Voce su Kristina Gallo
Kristina Gallo, 30 anni, fu trovata morta il 25 marzo 2019 all'interno della sua abitazione a Bologna. La giovane era madre di una figlia che era stata affidata al padre.[1]
Uno scorcio del Parco della Montagnola a Bologna (di Irene Sarmenghi, licenza CC BY-SA 4.0)
A scoprire il cadavere fu il fratello della vittima che, preoccupato, si era introdotto in casa poiché da diversi giorni non aveva più notizie della sorella. Il corpo senza vita si trovava, dal bacino ai piedi, sotto al letto. Nell'appartamento era presente soltanto il cane della trentenne, che vegliava su di lei.
Sul caso fu aperta un'inchiesta, ma le prime indagini della Procura non portarono a concreti risultati. Il medico legale incaricato di effettuare l'esame autoptico ricondusse il decesso a un arresto cardiaco per probabili cause naturali, avvenuto diversi giorni precedenti al rinvenimento. Ne seguì una richiesta di archiviazione delle indagini a cui la famiglia, attraverso il proprio legale, si oppose, producendo una consulenza che non escludeva la morte per asfissia.
Il giudice per le indagini preliminari aveva così respinto la richiesta di archiviazione, suggerendo lo svolgimento di ulteriori accertamenti nonostante nel frattempo il cadavere della trentenne fosse stato cremato. Di seguito l'attività investigativa si era concentrata su aspetti di natura medico legale e tecnico scientifici in relazione soprattutto al luogo dove fu rinvenuto il corpo senza vita.
Secondo le ricostruzioni, Kristina Gallo aveva lavorato in un centro scommesse del Bolognese che, però, sarebbe stata costretta a lasciare a causa di una relazione turbolenta e tossica che intratteneva negli ultimi tempi con Giuseppe Cappello, 41 anni all'epoca dei fatti. Costui era stato iscritto nel registro degli indagati. Ascoltato dagli inquirenti, aveva negato qualsiasi coinvolgimento nella morte della vittima.[2][3]
Intanto, sulla base di nuovi elementi raccolti dagli investigatori, tra cui la ricostruzione in 3D della scena del crimine da parte dei RIS, erano emersi vari indizi di colpevolezza nei confronti dello stesso quarantunenne. Sarebbe inoltre stata confermata l'ipotesi dell'uccisione della giovane in seguito ad un'asfissia meccanica, ovvero un soffocamento per il blocco delle vie respiratorie.
Nella serata del 28 luglio 2022 i Carabinieri di Bologna eseguirono un provvedimento di custodia cautelare in carcere a carico del suddetto indiziato. La misura fu disposta del giudice per le indagini preliminari di Bologna, che accolse l'istanza avanzata della Procura felsinea, in base ai gravi indizi di colpevolezza sussistenti nei confronti dell'uomo accusato di omicidio.
In particolare avevano trovato riscontro numerose testimonianze, rese da amiche, colleghi e vicini di casa della vittima, riguardanti le ripetute e costanti violenze fisiche e psicologiche che l'indiziato avrebbe messo in atto ai danni dell'ex compagna. Circostanze che sarebbero state confermate anche da circa 6.000 file audio acquisiti dal cellulare dell'indagato nonostante lo stesso avesse disinstallato l'applicazione per la registrazione delle conversazioni telefoniche.[4][5]
In uno dei primi colloqui con gli inquirenti, Cappello aveva negato di aver frequentato l'abitazione della ragazza nel corso della settimana precedente al decesso, ma tale dichiarazione sarebbe stata smentita dall'analisi dei tabulati telefonici che invece lo avrebbero collocato sul posto in quell'arco temporale. Secondo le risultanze investigative, la situazione tra la giovane e l'uomo sarebbe degenerata quando lei aveva scoperto che la loro relazione non era altro che un rapporto extraconiugale.
Nell'ordinanza di custodia cautelare, il giudice aveva sottolineato che l'omicidio rappresentava l'ultimo atto di una serie continuativa di condotte moleste e maltrattanti che avevano ridotto la vittima a vivere in una perdurante e assoluta condizione di soggezione e paura per la propria incolumità.[6][7] Il 1º agosto 2022, nell'interrogatorio di garanzia di fronte al gip, Cappello si avvalse nuovamente della facoltà di non rispondere.[8] Il successivo mese di ottobre l'uomo, ascoltato su propria richiesta dagli inquirenti, respinse ogni addebito e si proclamò innocente.[9]
Cappello fu rinviato a giudizio in rito abbreviato. Il 4 luglio 2023, al termine del processo di primo grado celebrato alla Corte d'Assise di Bologna, l'imputato venne condannato a 30 anni di reclusione.[10][11] L'uomo però rimase agli arresti domiciliari, a cui era stato sottoposto dalla fine del 2022. La sentenza riconobbe l'aggravante dello stalking.[12][13] Il 20 giugno 2024 la Corte d'Appello di Bologna confermò la condanna a 30 anni.[14]
Secondo le motivazioni dei giudici di secondo grado, l'imputato era l'unica persona ad avere un movente poiché la giovane "voleva lasciarlo e avrebbe rischiato di compromettere la sua doppia vita". Inoltre la vittima non poteva essere "finita da sola sotto il letto. Qualcuno era con lei mentre stava morendo e l'aveva messa lì. E questo qualcuno non poteva che essere Giuseppe Cappello, che lasciò a casa della ragazza le chiavi dell'auto e i farmaci salvavita, senza tornare a recuperarli".
Per la Corte d'Appello di Bologna, l'unghia spezzata della ragazza, il reggiseno lacerato e il disordine nella stanza erano "elementi convergenti e univoci che riscontravano una colluttazione e una morte violenta; che questa fosse riconducibile a Cappello lo confermavano la presenza del suo DNA sotto l'unghia della vittima e i graffi sul corpo dell'imputato, dei quali lui non aveva fornito spiegazioni plausibili".[15]