Samarate. Nicolò Maja: "Chiederei a mio padre cosa aveva la nostra vita che non andava bene".
"Chiederei a mio padre una motivazione del perché è arrivato a fare una cosa del genere. Cosa aveva la nostra vita che non andava bene per lui": a dirlo in un'intervista al Tgr Rai Lombardia è stato Nicolò Maja, il ragazzo di 24 anni unico sopravvissuto alla strage familiare di Samarate (Varese).
Le sue parole sono rivolte al papà Alessandro che è in carcere con l'accusa di aver ucciso la madre 56enne e la sorella di 16 anni, oltre ad aver tentato di ammazzare anche lui. Dopo un periodo in ospedale e mesi convalescenza, Nicolò sta maglio: "Ho superato i momenti difficili con la forza che mia madre e mia sorella mi davano e che so che mi danno ancora e con il sostegno dei miei parenti".
Il padre ha provato a mettersi in contatto con lui: "Mi ha scritto qualche lettera, ma non gli ho mai risposto". Il ragazzo tuttavia è certo che se dovesse rivolgergli ancora la parola gli chiederebbe solo il perché abbia commesso un crimine così efferato.
Eppure nelle settimane precedenti al duplice omicidio, l'architetto non avrebbe mostrato segni di tensione particolari: "Aveva molte preoccupazioni in ambito lavorativo, ma non si pensava si potesse arrivare a una cosa del genere".Il 24enne in ogni caso continua a coltivare i suoi sogni: "Voglio trovare un lavoro che mi permetta di mantenermi, assistere alla partita del Palermo, che è la squadra per cui tifo, e al gran premio di Formula Uno".
E infine lancia un messaggio a chi, come lui, è sopravvissuto: "Direi di farsi forza e riuscire in qualche modo ad andare avanti perché è una fortuna essere qui".