Ferrara. Omicidio Placati. I difensori di Saveri: "Le indagini basate su un'idea preconcetta sin dall'inizio".
Contestano la "visione tunnel" della Procura della Repubblica di Ferrara, gli avvocati Pasquale Longobucco e Alessandra Palma, difensori di Doriano Saveri, l'uomo accusato di aver ucciso l'ex compagna Rossella Placati, nella notte tra il 21 e il 22 febbraio 2021, nella sua abitazione di Borgo San Giovanni, a Bondeno.
Nello specifico, a essere criticato è stato l'approccio metodologico e investigativo adottato dai pm Stefano Longhi e Lisa Busato, che – secondo la difesa – si "concentra su alcuni aspetti piuttosto che su altri" e finisce per basarsi "su un'idea che è preconcetta sin dall'inizio: nell'immediatezza del fatto si è individuato Saveri come possibile autore del reato sulla scia di un percorso mentale che ci costringe a farlo".
"Se non si parte da dati certi e oggettivi non è possibile arrivare a conclusioni certe" sottolinea l'avvocato nella sua arringa, prima di esprimere le proprie perplessità. Dalle modalità in cui sono state condotte le indagini sulle persone vicine alla famiglia e sui vicini di casa, al rilevamento delle impronte digitali, fino alle discordanze nella descrizione dell'abbigliamento di Saveri da parte dei testimoni e agli interrogativi provenienti dalle celle telefoniche, i cui "dati di aggancio non provano che l'imputato si trovasse in quel luogo a quell'ora".
A tal proposito, soffermandosi sui movimenti dell'uomo nelle ultime ore di vita di Rossella, Longobucco afferma che "non vi è certezza precisa su quando Saveri sia entrato o uscito di casa". "Possiamo saperlo a grandi linee – prosegue – ma non si può ragionare in questi termini, quando in casi come questo, i minuti sono importanti e fanno la differenza", aggiungendo poi: "Non possiamo farci guidare dal ragionamento 'se non è stato lui, chi altri?'".