Cassazione. Omicidio Eleonora Perraro a Nago Torbole. Definitivo l'ergastolo per il marito, Marco Manfrini.

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Cassazione. Omicidio Eleonora Perraro a Nago Torbole. Definitivo l'ergastolo per il marito, Marco Manfrini.

Anche in terzo grado è stata confermata la condanna all'ergastolo per l'artigiano roveretano Marco Manfrini, riconosciuto quindi colpevole di aver brutalmente ucciso la moglie Eleonora Perraro, 43 anni, la notte tra il 4 e il 5 settembre del 2019. Torturata a morsi e strangolata nel giardino di un bar a Nago Torbole (Trento).

La Corte di Cassazione ieri pomeriggio si è infatti pronunciata rigettando i ricorsi (oltre dieci i motivi esposti) presentati dalla difesa dell'imputato (avvocati Elena Cainelli e Luigi Campone) e ha confermato la sentenza della corte d'Assise d'Appello emessa quasi un anno fa, il 16 maggio 2022, che a sua volta aveva ricalcato la condanna di primo grado per omicidio volontario pluriaggravato.

Condanna, al massimo della pena, che ora diventa così definitiva per il 52enne Manfrini che da luglio 2021 si trova in carcere a Spini di Gardolo e che ha sempre respinto la pesante accusa. Quella, cioè, di aver ucciso la moglie dopo averla fatta ubriacare, tanto da renderla inoffensiva, prendendola poi a morsi, picchiandola e infine strangolandola. I legali del roveretano avevano avanzato una serie di contestazioni e sulla base di una tra queste anche l'istanza, già respinta in appello, sulla convocazione del collegio giudicante dell'Assise, considerata irregolare.

Già nei precedenti processi Procura e legali delle parti civili (avvocati Alessandro Meregalli, Luca Pontalti e Andrea Tomasi) avevano rivendicato la fondatezza degli indizi e delle prove raccolte che convergevano su un'unica ricostruzione e su un unico autore del delitto: fede e dentiera, ma anche dna e sangue di Manfrini sono stati rinvenuti sul corpo della povera 43enne, che si presentava martoriato, con lesioni e morsi e con evidenti segni della violenta lite.

L'autopsia ha rivelato che la donna è morta per «asfissia meccanica violenta», ossia il decesso era dovuto «a causa di una compressione a livello del collo». Non c'è stato quindi alcun terzo uomo sulla scena del crimine e tanto meno alcuna responsabilità del cane della coppia che, per i legali di Manfrini, poteva aver aggredito e morso Eleonora.

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