
Eleonora Perraro, 43 anni, è stata trovata morta la mattina del 5 settembre 2019 nel giardino del bar Sesto Grado in località Marmitte dei Giganti a Nago Torbole, provincia di Trento.
Era stato il marito Marco Manfrini, 50 anni, ad allertare i soccorsi chiamando i carabinieri. Il cadavere della vittima presentava chiari segni di lesioni, il volto tumefatto ed ecchimosi su altre parti del corpo, riverso fra le sdraio e gli ombrelloni chiusi all'esterno del locale che si affaccia sul lago di Garda.
L'uomo era stato trovato sul posto dai militari coi pantaloni sporchi di sangue. È stato condotto in caserma dove ha riferito di aver fatto visita al bar insieme a sua moglie la sera precedente, poi intorno all'orario di chiusura la coppia avrebbe chiesto al gestore di poter trascorrere la notte all'aperto sulle sdraio del giardino. La mattina seguente, a suo dire, si è svegliato con a fianco la donna morta, senza ricordare null'altro.
Gli inquirenti, ritenendo confuse le dichiarazioni del cinquantenne, hanno provveduto al fermo con l'accusa di omicidio volontario aggravato. La coppia si era sposata nel 2018. Marco Manfrini era noto per un precedente caso di violenza avvenuto a luglio per il quale la donna non ha voluto sporgeredenuncia. Ma pochi giorni prima, il 28 agosto, l'uomo aveva comunque ricevuto un ammonimento orale da parte del Questore di Trento in seguito all'emissione di un referto medico del pronto soccorso di Rovereto al quale la moglie si era rivolta dopo una lite coniugale.[1][2]

Il 9 settembre, nell'udienza di convalida del fermo, davanti al giudice per le indagini preliminari, l'accusato si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nei suoi confronti è stata convalidata la misura cautelare in carcere.[3] Dall'esito dell'autopsia è emerso che la vittima è stata strangolata ed è deceduta per soffocamento,[4] inoltre lividi e ferite riscontrate in più parti del corpo non hanno escluso che il marito l'abbia picchiata prima di stringerle le mani intorno al collo.[5]
Durante le indagini sono state rilevate tracce di DNA nella dentiera dell'uomo, rinvenendo addirittura all'interno di essa dei residui di bulbi piliferi della moglie, a conferma che il malintenzionato, oltre a prenderla a calci e pugni, l'avrebbe anche brutalmente morsa in diverse parti del corpo.[6] I morsi sarebbero stati talmente feroci da strappare alla vittima parte del labbro inferiore.
Manfrini è stato sottoposto a una perizia psichiatrica che lo ha valutato capace di intendere e di volere. Nell'estate del 2020 sono state chiuse le indagini e la procura ha chiesto nei confronti dell'uomo il rinvio a giudizio.[7] Rinvio che è stato disposto dal giudice per l'udienza preliminare il 15 settembre del 2020. Il cinquantenne sarà giudicato dalla Corte d'Assise di Trento.[8]