Codroipo. Omicidio Elisabetta Molaro. Le motivazioni della sentenza: "Castellani non agì con crudeltà".
Nell'uxoricidio di Elisabetta Molaro, nonostante le 71 coltellate inferte alla vittima, non ci fu crudeltà.
L'unica aggravante è quella dell'uccisione del coniuge, bilanciata dalle attenuanti generiche concesse a Paolo Castellani. Tutto ciò, comunque, non toglie nulla all'estrema gravità del fatto. La Corte d'Assise di Udine ha motivato così la condanna a 24 anni di reclusione inflitta il 3 marzo scorso al 45enne, reo confesso dell'omicidio della moglie 40enne, avvenuto il 15 giugno 2022 nella loro casa di Codroipo (Udine).
Per i giudici, Castellani era pienamente consapevole quando uccise la moglie, ma l'atto, impulsivo e immediato, non dimostra una particolare malvagità d'animo. I colpi furono immediatamente mortali e l'uomo non inferse alla donna sofferenze aggiuntive e gratuite.
Stando alle prove, Castellani non entrò nella camera della moglie con l'intento di ucciderla, ma con quello di convincerla, mostrandole il coltello, forse a non lasciarlo o forse ad accettare un abbraccio. Quando si vide respinto, reagì con rabbia. Circostanze, queste, che escludono l'aggravante della crudeltà.
Nella sentenza, i giudici sottolineano come le attenuanti generiche siano previste per qualsiasi reato, uxoricidio compreso, e che dovevano essere riconosciute anche in questo caso, visto il comportamento tenuto da Castellani dopo il delitto e durante il processo. (di Hubert Londero)