Lecce. Omicidio Eleonora Manta e Daniele De Santis. Definitivo l'ergastolo per Antonio De Marco.

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Lecce. Omicidio Eleonora Manta e Daniele De Santis. Definitivo l'ergastolo per Antonio De Marco.

La difesa di Antonio De Marco rinuncia al ricorso in Cassazione. La sentenza all'ergastolo con isolamento diurno di tre anni per l'omicida dell'arbitro leccese Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta, uccisi con 79 coltellate nel giorno che avrebbe dovuto sancire l'inizio della convivenza nell'abitazione condivisa fino a pochi mesi prima con il loro assassino, diventerà a questo punto definitiva.

Nelle prossime ore, infatti, scadranno i termini per depositare il ricorso dal giorno del deposito delle motivazioni della sentenza d'appello, e gli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario non impugneranno la sentenza davanti agli ermellini venendo così incontro ad una precisa volontà manifestata dal loro assistito già nelle scorse settimane.

Qualche margine sembrava essersi aperto negli ultimi giorni dopo un colloquio che l'ex studente di Scienze infermieristiche aveva avuto in carcere con i suoi familiari. Ma De Marco è rimasto sulle sue posizioni, "voglio stare in isolamento" aveva riferito ai suoi legali nonostante per la difesa ci fossero elementi concreti per andare fino a Roma e tenere la vicenda ancora aperta.

Non sarà così. E la sentenza passerà in giudicato. Non ci sarà nessun rinvio dinanzi ad una nuova Corte d'Assise d'Appello e non ci sarà a questo punto nessuna superperizia per accertare la capacità di intendere e di volere del ragazzo, questione su cui si sono incentrati i processi di primo e secondo grado. Per i vari giudici che si sono succeduti nei giudizi, De Marco, quella sera del 21 settembre del 2020, era lucido e consapevole delle sue azioni.

Il 22enne di Casarano agì con premeditazione e crudeltà (due aggravanti) perché, come scritto nelle motivazioni della sentenza d'appello, "l'assassino infierì sui corpi di Eleonora e Daniele con quasi 80 coltellate e aveva programmato di legare e torturare le vittime per 10-15 minuti".

ll 21 settembre alle 19.41, poco prima di recarsi in via Montello, scrisse su WhatsApp un messaggio, poi non inviato, destinato ad un'amica, con il quale preannunciava, con impressionante lucidità, l'azione che avrebbe compiuto di lì a breve: "Molto probabilmente sentirai o leggerai delle cose su di me... su quello che ho fatto e voglio essere sincero: è tutto vero, sono stato io a farlo". (Corriere Salentino Lecce)

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