Voce su Eleonora Manta
Eleonora Manta, 30 anni, e il suo compagno Daniele De Santis, 33 anni, furono uccisi la sera del 21 settembre 2020 all'interno della loro abitazione di via Montello a Lecce.[1][2] Lei, originaria di Seclì (Lecce) lavorava come funzionaria all'INPS di Brindisi mentre lui, amministratore di condominio, si dedicava anche all'attività di arbitro nel campionato calcistico di Lega Pro.[3]
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Seclì (Lecce), a pochi passi da Piazza San Paolo, dove sono stati celebrati i funerali di Eleonora Manta (di Lupiae, licenza CC BY-SA 3.0)
Ad allertare i soccorsi furono i condomini del palazzo dopo aver scoperto i corpi insanguinati dei due fidanzati. La trentenne era riversa sul pianerottolo mentre il compagno si trovava sulle scale dello stabile. Quando il personale sanitario giunse sul posto, i due erano già deceduti. Sui loro cadaveri erano presenti numerose lesioni provocate da fendenti d'arma da taglio. Durante l'aggressione i vicini avevano sentito delle forti urla provenire dall'appartamento. Inoltre un testimone aveva notato la sagoma di un individuo a volto coperto, armato di coltello e con uno zaino addosso, che si allontanava dal luogo del delitto.
La svolta nelle indagini avvenne la sera del successivo 28 settembre quando fu fermato uno studente di 21 anni, Giovanni Antonio De Marco, originario di Casarano (Lecce) e iscritto alla facoltà di scienze infermieristiche dell'Università del capoluogo. Il giovane, in un lungo interrogatorio svoltosi nel corso della notte, aveva confessato il duplice omicidio.
Riferì agli inquirenti di aver premeditato il gesto per compiere una vendetta nei confronti della coppia. Ai suoi occhi Eleonora e Daniele sembravano "troppo felici" e questo avrebbe scaturito in lui una forte rabbia.[4] Il ragazzo aveva usufruito dell'appartamento che De Santis affittava a studenti universitari dal novembre del 2019 fino al periodo del lockdown per la pandemia di Covid-19. Poi era ritornato per circa due mesi, da luglio agli ultimi giorni di agosto. Il ventunenne per un certo periodo aveva anche condiviso l'abitazione con Eleonora. In seguito però l'arbitro aveva deciso di non rinnovargli il contratto d'affitto con l'intenzione di condividere la casa soltanto con la sua fidanzata.[5][6]
De Marco aveva dunque programmato un piano per vendicarsi di loro con l'obiettivo di seviziarli e ucciderli. Il giovane la sera del 21 settembre fece irruzione nell'appartamento utilizzando una copia delle chiavi che si era procurato in precedenza durante il soggiorno. Una volta all'interno, ebbe una violenta colluttazione con entrambi gli inquilini. De Santis riuscì a sfilargli da testa il passamontagna guardandolo in volto, ma il ventunenne armato di coltello portò a compimento il duplice omicidio. L'arbitro tentò di scappare raggiungendo le scale, ma fu inseguito e trafitto da più fendenti sulla rampa interna del condominio.[7]
De Marco però riuscì a realizzare soltanto una parte del suo progetto. Il piano completo fu svelato dal contenuto di cinque bigliettini che lo stesso giovane aveva scritto e si era portato dietro. Uno di questi fu anche perso lungo la fuga dal condominio, mentre gli altri furono recuperati in seguito dagli inquirenti nell'abitazione di via Fleming dove l'aspirante infermiere si era stabilito dopo aver lasciato la casa di via Montello.
In sostanza De Marco voleva legare, immobilizzare e torturare De Santis e Manta versandogli addosso dell'acqua bollente e dell'acido. Sui loro cadaveri avrebbe voluto lasciare dei messaggi scritti col sangue. Dopodiché avrebbe usato il detergente che si era portato dietro per ripulire l'appartamento e cancellare le sue tracce. Nei bigliettini era anche riportato un percorso da compiere durante la fuga per non essere inquadrato dalle telecamere installate nella zona del circondario.[8]
Un piano che non aveva funzionato perché il gran frastuono prodotto nell'appartamento aveva allertato i vicini che già si erano attivati per chiamare le forze dell'ordine e la colluttazione con la coppia fu talmente violenta da ucciderli prima di poterli legare e torturare. Subito dopo fu costretto a fuggire, perdendo uno dei bigliettini e senza la possibilità di pulire alcuna traccia. Durante il tragitto di ritorno a casa venne comunque inquadrato da più telecamere che permisero agli investigatori, insieme ad altri elementi, di risalire a lui.
Il 1º ottobre, nell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, De Marco ribadì la sua confessione rispondendo alle domande con un atteggiamento collaborativo. Il ventunenne specificò che la rabbia che aveva accumulato era in parte dovuta all'invidia che provava nei confronti della relazione tra Manta e De Santis. Il giovane precisò che la coppia non lo aveva trattato male e, al contempo, dichiarò di non provare sentimenti verso uno dei due, escludendo di aver agito perché non corrisposto dal punto di vista amoroso. Il giudice lo ritenne scosso per l'atto commesso, ma non pentito. Fu convalidato il fermo e disposta la custodia cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.[9][10]
La Cattedrale di S.Maria Assunta, il Duomo di Lecce, dove sono stati celebrati i funerali di Daniele De Santis (di Berthold Werner, licenza CC BY-SA 3.0)
Nelle settimane successive la stampa aveva diffuso gli stralci di un diario che lo studente aveva scritto nel corso dei mesi precedenti, il cui contenuto era finito negli atti dell'inchiesta. Tra le pagine del manoscritto il giovane appuntava i propri pensieri e da questi traspariva la sofferenza dovuta alla propria solitudine, alla delusione di essere stato rifiutato da una compagna di corso e alla percezione di non essere amato. Sentimenti che avrebbero contribuito a manifestare nel ventunenne il desiderio di vendetta che lo aveva portato a compiere il delitto. In uno scritto, in particolare, si evinceva come De Marco avesse premeditato il gesto ben oltre un mese prima del duplice omicidio.[11][12]
Al termine del mese di dicembre, nei confronti di De Marco fu disposto il giudizio immediato.[13][14] La Corte d'Assise di Lecce ordinò l'esecuzione di una perizia psichiatrica che valutò l'imputato capace di intendere e di volere, nonché in grado di stare a processo.[15] La difesa del giovane invece sostenne la seminfermità mentale, chiedendo la decadenza delle aggravanti e il ricovero in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza. Il 7 giugno 2022 De Marco fu condannato in primo grado all'ergastolo. Il verdetto riconobbe le aggravanti della premeditazione e della crudeltà.[16][17]
Le motivazioni della sentenza sottolinearono che l'imputato aveva programmato il duplice delitto perché nell'omicidio aveva trovato la compensazione alle sue frustrazioni. Il giovane avrebbe continuato a uccidere se avesse incontrato sul proprio cammino altre persone che avessero amplificato le sue frustrazioni. Il ventunenne aveva scelto volutamente e lucidamente, in condizioni di piena capacità di intendere e di volere, di uccidere, mosso da un'invidia maligna verso coloro che avevano ciò che a lui mancava, maturando nei loro confronti un insano desiderio di vendetta.[18][19]
Nel processo di secondo grado, i legali di De Marco chiesero l'esecuzione di una nuova perizia psichiatrica, ma l'istanza fu respinta. Il 9 febbraio 2023 la Corte d'Appello di Lecce confermò la condanna all'ergastolo con l'applicazione di tre anni di isolamento diurno.[20] Con la rinuncia dell'imputato a ricorrere in Cassazione, la sentenza divenne definitiva.[21]